La trattativa per il rinnovo del contratto scuola non si sblocca. Le posizioni tra le parti sono ancora distanti. Come segnalato da La Tecnica della Scuola, sui soldi utili agli aumenti, c’è purtroppo poco da fare perché non sono sufficienti (considerando anche l’alto numero di docenti e Ata sotto i 25mila euro lordi) ad arrivare per tutti ad 85 euro medi lordi applicando la percentuale di aumenti “secchi” adottati invece senza troppi problemi negli altri comparti.
I dati del rapporto Eurydice parlano chiaro e danno una fotografia aggiornata sullo stato delle variazioni retributive del personale scolastico europeo in relazione allo stato di crisi economica che ha colpito l’Unione Europea a partire dal 2010 e che ha visto i vari governi reagire in modo diverso.
Così come segnala la Uil Scuola, in una puntuale rielaborazione dei dati Eurydice, a partire dal 2011/2012 in Svezia, Finlandia, Danimarca, Belgio, Austria, Romania, Lussemburgo non sono intervenuti sulle retribuzioni del personale. Grecia, Portogallo, Slovenia e, parzialmente Irlanda, hanno portato una contrazione agli stipendi, terminata per tutti entro tra il 2013 e il 2014.
Altri paesi europei hanno congelato il livello delle retribuzioni, in parte o totalmente, per alcuni anni, per poi risalire, compresi i Paesi che avevano scelto di tagliare. Un anno di blocco: Estonia, Lettonia, Bulgaria, Slovacchia, Olanda Tre anni di blocco: Portogallo, Irlanda, Lituania, Grecia. Due anni di blocco tutti gli altri.
Chi ha ancora gli stipendi bloccati? L’Italia!
Lo stipendio dei docenti in Germania è praticamente doppia che in Italia, per tutti i gradi di scuole e per tutte le anzianità, molto al di sopra della media europea; la Spagna, ha retribuzioni sempre al di sopra della media europea, soprattutto quelle iniziali; la Francia, ricalca l’andamento europeo, ma con le retribuzioni intermedie più basse; l’Italia, infine, parte in linea con l’Europa, si mantiene allineata fino all’anzianità di 15 anni e termina a fine carriera molto più in basso.
Vince il Lussemburgo, poi Germania, Olanda e Austria.
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