Anche in Francia si parla di stipendi dei docenti. Presente all’apertura della riunione dei rettori alla Sorbona a Parigi il presidente della Repubblica Francese ha fatto un’importante promessa ai docenti del paese.
“Abbiamo iniziato una rivalutazione generale degli stipendi due anni fa, che sarà realizzata garantendo che nessun insegnante inizi la sua carriera con meno di 2.000 euro netti al mese, con un investimento nazionale massiccio di cui ci facciamo carico, che il ministero continuerà a perseguire, e che permetterà un aumento del 10% circa della remunerazione in confronto allo status quo all’inizio della carriera per i nostri insegnanti, e così, in maniera incondizionata”, queste le parole di Macron, riportate da IlSole24Ore.
Non solo, quindi, Macron promette di istituire una base remunerativa di tutto rispetto per chi intraprende la professione di insegnante, ma afferma di avere intenzione di, anche, garantire concrete prospettive di aumenti in busta paga nel corso della carriera. In più, secondo le parole del Presidente francese, non sarebbero previsti aumenti sulla base del merito: questi saranno destinati a tutti i docenti.
Queste affermazioni fanno eco al dibattito a proposito della retribuzione dei docenti in Italia, alimentato, ad esempio, dalle parole di Enrico Letta e Giorgia Meloni.
Qualche giorno fa Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Giovanni Agnelli, ha commentato la possibilità di aumentare gli stipendi dei docenti italiani ha fatto un’analisi relativa ai salari dei docenti nei vari paesi d’Europa. A quanto pare la situazione francese non è troppo diversa dalla nostra: “I salari dei docenti italiani crescono poco lungo l’arco della vita lavorativa: arrivano a circa 40 mila euro a fine carriera, e solo per effetto dell’anzianità; in un paese come la Francia, che parte da livelli molto simili ai nostri, le retribuzioni a fine carriera raggiungono i 50 mila euro”, ha scritto Gavosto.
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