Gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi d’Europa. Quelli degli insegnanti che lavorano su spezzoni sono ancora più ridotti. Parliamo di poche centinaia di euro. E anche gli aumenti in arrivo, quando si firmerà il contratto, non cambieranno molto la situazione perché le risorse aggiuntive non arriveranno e ci si dovrà accontentare di quelle derivanti dalle ultime Leggi di Bilancio più, eventualmente, i 340 milioni del Mof.
In queste condizioni, per chi deve spendere alte cifre per gli spostamenti – ed eventualmente per l’alloggio – diventa molto difficile accettare. Il problema si pone, in particolare, per le 250 scuole situat nelle piccole isole e nelle comunità montane: gli spostamenti per i docenti, abbiamo già scritto, sono talmente costosi da rendere antieconomica l’accettazione dell’eventuale incarico, con il risultato che in queste aree spesso rischia di venire compromesso il diritto all’Istruzione.
È esattamente quanto sta accadendo in un istituto scolastico di Ustica: Giusto Catania, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di secondo grado Saveria Profeta dell’isola, il 9 novembre ha inviato una lettera al presidente della Regione siciliana Renato Schifani sostenendo che I costi dell’aliscafo non permettono di garantire il diritto allo studio agli studenti della scuola da lui diretta.
“Il costo di collegamento tra Palermo e Ustica è esorbitante- scrive Catania – per un docente che ha uno spezzone di cattedra o ore di completamento risulta poco conveniente, economicamente, accettare di insegnare ad Ustica: andata e ritorno da Palermo, in aliscafo, costa 60 euro“.
“Il collegamento con le isole minori – scrive ancora il preside – soprattutto per garantire un servizio fondamentale qual è la scuola, non può essere così oneroso: in questo modo appare impossibile per la scuola garantire una supplenza breve o un contratto di poche ore. Il diritto allo studio è inalienabile e costituzionalmente garantito ma purtroppo nell’isola di Ustica gli studenti sono costretti a rinunciare a numerose ore di lezioni a causa del costo esorbitante del collegamento”.
Il dirigente scolastico chiede quindi al governatore “di intervenire affinché siano garantite tariffe agevolate per i lavoratori della scuola di Ustica, così da consentire ai nostri studenti di non dover ulteriormente pagare, sulla loro formazione e sulla crescita culturale, il costo dell’insularità”.
È bene sapere che le ultime modifiche al Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (introdotte con il comma 770 della Legge di bilancio 2022, Legge 30 dicembre 2021, n. 234), hanno previsto lo stanziamento di 3 milioni annui, a decorrere dal 2022, al fine di attribuire l’indennità di sede disagiata ai docenti assegnati a un plesso situato in una piccola isola.
Il decreto attuativo della legge – ha chiarito la Flc Cgil – stabilisce che le risorse siano distribuite alle scuole in proporzione al numero degli studenti che risultano iscritti nei plessi situati nelle piccole isole. Ai docenti, di ruolo e non di ruolo, che prestano servizio in queste sedi verrà quindi riconosciuta un’indennità di sede disagiata, avente natura accessoria, chesarà calcolata dividendo l’importo complessivo assegnato all’istituzione scolastica per il numero di docenti in servizio presso i plessi siti nelle piccole isole. Il compenso verrà corrisposto in proporzione ai giorni effettivamente prestati dagli insegnanti.
Il problema, però, è che i supplenti devono anticipare le spese: eventuali rimborsi, la cui consistenza è tutta da valutare, arriveranno infatti ad anno scolastico concluso.
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