Attualità

Stipendi docenti, persi 170 euro in 12 anni. Di Meglio (Gilda): si firmerà un contratto poco prima della scadenza

In 12 anni, dal 2007 al 2019, gli stipendi dei docenti italiani si sono alleggeriti di 170 euro: lo sottolinea la Gilda in un proprio comunicato per rimarcare il progressivo “impoverimento” della categoria.

“Si tratta di un calo vertiginoso delle retribuzioni – rimarca il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – che dal 2019 ad oggi, con ogni probabilità, si è ulteriormente acuito. Questo scivolamento costante verso il basso non è più tollerabile e perciò in sede di apertura del rinnovo contrattuale la Gilda si batterà affinché vengano stanziati fondi specifici per l’aumento stipendiale dei docenti, così da riequilibrare finalmente la forbice sempre più ampia con le retribuzioni delle altre categorie di dipendenti pubblici”.

Ma non è questo l’unico dato negativo.
“Secondo un recente rapporto dell’Ocse su ruoli e stipendi dei capi di istituto di 27 Paesi – prosegue ancora Di Meglio – i dirigenti scolastici italiani sarebbero tra i più pagati, classificandosi soltanto dopo Australia e Regno Unito. La differenza invece con le retribuzioni dei docenti è in assoluto la maggiore al mondo”. 
“Un preside australiano – spiega Di Meglio –  guadagna infatti l’85% in più di un proprio insegnante, nel Regno Unito si sale al 136%: quasi due volte e mezzo. Ma In Italia il divario è ancora più marcato: siamo al 160% in più, pari a oltre due volte e mezzo lo stipendio medio di un docente in cattedra. Ovviamente parliamo di retribuzione lorda e sappiamo che la tassazione in Italia colpisce molto gli stipendi medi. Ma si tratta comunque di numeri che confermano ancora una volta come il trattamento economico degli insegnanti italiani gridi vendetta”.

“Per la verità però – ci dice Di Meglio – io non sono affatto ottimista ed è anche il motivo per cui abbiamo deciso di no sottoscrivere il Patto per la scuola, di cui peraltro si è persa traccia: per il momento, infatti, non si parla di cifre come sarebbe indispensabile. Ma il dato incredibile è un altro: c’è qualcuno che parla di recuperare ancora risorse con la prossima legge di bilancio, ma dobbiamo ricordare che noi stiamo parlando del contratto 2019-2021. Ovvero: se si dovesse firmare l’accordo dopo l’estate, ci troveremmo di fronte ad un contratto già in scadenza. La prossima legge di bilancio dovrà servire per finanziare il contratto 2022-2024 e non certamente questo”.

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Reginaldo Palermo

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