Contratto, regionalizzazione, precariato, personale Ata. Con il pericolo di vedere aumenti stipendiali solo in cambio di più ore di lavoro settimanale: sono i motivi di dissenso che stanno portando i sindacati ad organizzare una serie di iniziative di protesta contro le politiche del Governo. La prima contestazione formale si è concretizzata in Campania, il 22 marzo, per volontà delle organizzazioni sindacali maggiori, coniando per l’occasione lo slogan “Per la scuola che unisce“.
L’intervento di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti
I prossimi appuntamenti saranno quello di Venezia, giovedì 28 marzo, per le regioni del Nord e il giorno dopo a Roma, per le regioni del centro e le isole.
Servono risposte concrete
“È una grande mobilitazione della scuola quella che parte oggi da Napoli nella prima delle tre iniziative nazionali promosse dai sindacati scuola”, ha commentato è Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, dal palco della riunione con segretari, delegati e Rsu arrivate da tutto il Sud Italia.
Il sindacalista ha ricordato quali sono “i punti che attendono risposte concrete: contratto, regionalizzazione, precariato, personale Ata. Non siamo all’anno zero: abbiamo un modello di scuola che va bene e che merita attenzione. La scuola italiana funziona grazie alle persone che ci lavorano ogni giorno. Un impegno che va riconosciuto”.
Il tentativo dell’ex ministro Francesco Profumo
I sindacati temono che dietro alla riforma degli organi collegiali e anche del Testo Unico della scuola, il decreto legislativo 297 del 1994, per le quali si sarebbe allestita una commissione ad hoc in seno al Miur, vi sia l’intenzione di chi governa la scuola oggi di andare a rivedere pure l’orario settimanale. Così l’aumento stipendiale se lo “pagherebbero”, sotto forma di più tempo-lavoro, direttamente i docenti.
L’ultima volta ad avviare un tentativo del genere ci provò il ministro Francesco Profumo, salvo poi rimetterlo nel cassetto a seguito della sollevazione di tutta la categoria.
“L’orario di servizio degli insegnanti italiani è tra i più alti d’Europa”
“Nella terra di Ulisse – ha continuato Turi – diciamo che non ci interessano i richiami delle sirene: il ritornello in auge è quello del ‘che ne dite di più ore di lavoro in cambio di un po’ più di soldi?’. Non è questo il modo di riconoscere la professionalità. È un trucco. L’orario di servizio degli insegnanti italiani è tra i più alti d’Europa. È lo stipendio ad essere tra i più bassi”.
Secondo il leader della Uil Scuola è “nel rinnovo contrattuale nazionale che vanno definiti gli stipendi, non con promesse politiche a dimensione regionale. Oggi abbiamo insegnanti dipendenti statali – protetti dalla Costituzione, perché libera è la scienza e il suo insegnamento – domani potrebbero essere dipendenti del Governo regionale, sottoposti ad un controllo amministrativo e politico legato alle pressioni delle Giunte elette di volta in volta”.
Ancora no alla regionalizzazione
“Quello della regionalizzazione del sistema di istruzione – ha continuato Turi – è un altro punto sul quale ottenere risposte: occorre sfilare la scuola da ogni progetto di regionalizzazione”.
“La scuola della costituzione è già autonoma. Il sistema scolastico garantisce, in tutte le democrazie, l’unità culturale della nazione. Il progetto della regionalizzazione applicato all’istruzione frantuma l’unità nazionale e danneggia le scuole, le famiglie, gli studenti”, ha concluso il sindacalista.