Attualità

Stipendi docenti più bassi della media europea perché sul contratto non si conteggiano le ore di preparazione delle lezioni

La questione degli stipendi degli insegnanti è piuttosto nota, se pensiamo che in campagna elettorale tutte le forze politiche hanno espresso la volontà di volere equiparare le retribuzioni degli insegnanti alla media europea. Non parliamo di luoghi comuni ma di realtà. A confermarlo la recente ricerca della Fondazione Agnelli: la remunerazione dei docenti italiani è davvero inferiore a quella della maggioranza degli altri paesi europei, specie negli ultimi anni di carriera.

Va notato infatti – leggiamo sul dossier – che mentre nei primi anni di professione la forbice retributiva a sfavore dei nostri docenti non è enorme (25mila euro circa in Italia, con Francia, Portogallo e Finlandia comunque sotto i 30mila euro, con la Germania, però, nettamente sopra i 50mila euro), la differenza nel corso degli anni di lavoro si accentua sensibilmente.

Il punto è che le retribuzioni dei docenti italiani sono poco dinamiche, in quanto legate completamente al meccanismo di anzianità, senza alcuna progressione di carriera, che in altri paesi porta chi sale di responsabilità a massimi retributivi talvolta molto elevati. E anche in questo caso, pare, la misura sulla formazione incentivata disposta dal DL 36 e dal DL Aiuti bis, dovrebbe dare il via ad un cambio di prospettiva e all’introduzione nel sistema scolastico di una vera e propria carriera docente.

La questione retributiva non può essere scissa – spiega la Fondazione Agnelli da quella relativa al contratto di lavoro dei docenti italiani, che quantifica in pratica solo le ore di lezione.

Sebbene, ad esempio, nel caso di un professore di scuola superiore, si conteggino 18 ore alla settimana più un paio di ore per attività di programmazione, aggiornamento, ricevimento dei genitori, quanto alla preparazione delle lezioni e alle tante altre attività non strettamente di lezione, ma decisive per l’efficacia dell’insegnamento, nel contratto non viene fatto alcun riferimento in merito, al contrario di quasi tutti gli altri paesi, spiega la Fondazione Agnelli.

Ricordiamo che tra scuola e casa, gli insegnanti italiani dichiarano di lavorare (dati Ocse Talis 2018, relativi alla secondaria di I grado) 26 ore alla settimana, contro una media europea di 33 ore. Dando per certe queste 26 ore complessive di lavoro settimanale e considerato che il contratto al massimo ne remunera 20, possiamo concludere che gli insegnanti italiani effettuerebbero 6 ore di prestazione lavorativa a settimana a titolo gratuito. Si tratta di qualcosa su cui bisognerebbe riflettere in vista della (imminente?) firma del contratto.

Carla Virzì

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