In questi giorni in cui la scuola è praticamente la protagonista del dibattito pubblico, dopo le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara proposito della possibilità di differenziare gli stipendi dei docenti in base alla loro regione di provenienza, sono molti i docenti che si sono sentiti chiamati in causa e hanno voluto dire la loro.
Uno di essi, su Twitter, ha fatto una riflessione che è stata accolta con entusiasmo da parte di altri colleghi, che si sono ritrovati nelle sue parole.
Le affermazioni di questo insegnante, che sono intrise di rassegnazione e di amarezza, si concentrano sulla questione della valutazione dei docenti, invocata da molti, ultimo tra questi lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, e su quella degli stipendi.
“Volete valutarmi? Fatelo. Non ditelo. Fatelo. Quando e come volete. Con i criteri che preferite. Raddoppiatemi o dimezzatemi lo stipendio, accollatemi ogni singola colpa del sistema educativo, disprezzatemi o lodatemi, dimenticatemi o escludetemi”, così si è sfogato il docente, con un tono praticamente arrendevole.
Ecco di cosa, secondo quest’ultimo, si dovrebbe discutere a proposito di istruzione: “Poi però basta! Poi si inizi a parlare e a decidere pubblicamente di didattica, di pedagogia, dei problemi strutturali delle scuole, delle indicazioni nazionali assurde e ormai stantie, delle diseguaglianze sociali e culturali all’interno delle classi, dell’inclusione e della dispersione, del tempo pieno negato in buona parte del paese, dei metodi valutativi che risalgono al secolo scorso, dei privilegi di chi può farsi aiutare fuori dalla scuola e di chi non li ha, delle sotto rappresentazioni delle minoranze nel dialogo educativo quotidiano, dello sfruttamento continuo del personale precario, della mancata valorizzazione di studenti e studentesse al di fuori del rigido percorso a ostacoli che alle volte è la nostra didattica”, ha scritto.
Insomma, questo insegnante vorrebbe mettere quasi da parte i problemi legati a stipendi e valutazione dei docenti per mettere al centro del dibattito ben altri problemi strutturali. “E si parli di tanto altro, di un mondo nascosto ogni mattina. In una parola si parli di scuola”, ha concluso.
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