L’ultimo rapporto Istat, come riporta ItaliaOggi, presenta una fotografia che restituisce una vera e propria spaccatura all’interno del nostro Paese in merito alle retribuzioni dei docenti e il loro rapporto con la soglia di povertà di ogni singola regione.
Un esempio illustra molto bene la situazione: un docente neoassunto di scuola primaria a Milano guadagna circa 1400 euro al mese, collocandosi poco al di sopra della soglia di povertà fissata a 1175 euro. Se vivesse a Milano, invece, si collocherebbe molto al di sopra della soglia di povertà fissata in quel determinato territorio, pari a 713 euro.
La soglia di povertà viene calcolata sulla base dei prezzi reali delle diverse regioni. Le soglie vanno comparate con la disponibilità liquida, ossia un indicatore della spesa minima mensile di una famiglia per non essere considerata povera. Per l’Istat sono “sicuramente non povere” le famiglie che percepiscono un reddito pari al 120% del valore soglia.
Il reddito del docente di cui sopra è pari al 119% della soglia di povertà (a Milano): questo vuol dire che non si può dire con certezza che non sia povero. A Napoli, invece, si parla del 200%; una situazione analoga è quella di un docente di scuola secondaria con 21 anni di servizio che a Milano percepisce 1900 euro.
La professione docente, in ogni caso, proprio a causa degli stipendi troppo bassi, è decisamente diventata poco attrattiva per i giovani.
Per il 50 per cento degli insegnanti gli aumenti previsti in busta paga da gennaio 2024 non sono sufficienti: per molti l’inflazione rimane comunque alta, e i 200 euro in più (derivanti da saldi e anticipi contrattuali, più dagli sgravi fiscali), vengono accolti con scetticismo, perchè non farebbero la differenza né colmerebbero il gap rispetto agli altri Paesi. I dirigenti scolastici, invece, credono che si tratti di una notizia positiva. Le indicazioni arrivano da un sondaggio nazionale realizzato dalla La Tecnica della Scuola, che ha coinvolto oltre mille lettori.
Ricordiamo che tra dicembre 2023 e gennaio 2024 i dipendenti scolastici dovrebbero percepire circa 200 euro in più al mese, derivanti dal residuo del rinnovo contrattuale 2019/21 (quasi 20 euro lordi medi), dal taglio ulteriore del cuneo fiscale (almeno 60-70 euro a testa), confermato nella manovra di bilancio 2024 per chi riceve stipendi bassi (una costante nella scuola), dall’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, sino al via libera per un’indennità di vacanza contrattuale maggiorata, per combattere l’inflazione pari a circa altri 100 euro medi, da applicare sino a quando non si arriverà alla definizione del Ccnl 2022/24.
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