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Stipendi docenti troppo bassi, per i lettori della ‘Tecnica della Scuola’ è uno dei lati oscuri della professione

In una recente indagine della Tecnica della Scuola, la rivista specializzata ha domandato ai propri lettori, con l’iniziativa Dillo al Ministro, cosa chiederebbero al numero uno del dicastero di viale Trastevere per migliorare la scuola.

L’Italia vanta un corpo docente altamente qualificato e dedicato, impegnato quotidianamente nell’istruzione e nella formazione delle future generazioni. Tuttavia, nonostante il loro impegno e la loro dedizione, gli insegnanti si trovano spesso ad affrontare una situazione economica difficile, caratterizzata da stipendi considerati troppo bassi rispetto alla mole di lavoro svolta.

Ed è proprio questo l’aspetto più segnalato dai nostri lettori.

Stipendi non adeguati al carico di lavoro dei docenti

Questo dibattito da una parte solleva interrogativi sulla giustizia economica, ma dall’altra mette in discussione anche l’efficacia dell’insegnamento e il futuro dell’istruzione nel nostro paese.

Coloro che segnalano questo problema chiedono non solo un allineamento degli stipendi dei docenti agli standard europei ma anche una revisione delle condizioni lavorative in modo da garantire un ambiente di lavoro più motivante e dignitoso. “Un docente gratificato economicamente – scrive per esempio un lettore – è motivato a dare di più a migliorare per far crescere la qualità della scuola”. “Riconosce stipendi dignitosi – scrive un altro lettore – significa non elargire miseri aumenti, ma, come minimo, raddoppiare gli stipendi e migliorare la progressione permettendo di raggiungere prima il massimo dello stipendio”.

Le proposte dei lettori

Ma ci sono diverse misure che, secondo molti lettori, andrebbe attuate: per esempio sarebbe necessario riconoscere ai docenti il pagamento di tutte le “ore buca” che si ritrovano nell’orario scolastico oltre a quelle necessarie allo spostamento tra plessi diversi.

Molti chiedono anche il riconoscimento dei buoni pasto almeno per i giorni in cui ci si deve trattenere a scuola per scrutini, colloqui con le famiglie o altre riunioni.

Non mancano coloro che vorrebbero differenziare gli stipendi in base al carico di lavoro: “Non è possibile – sottolinea un lettore – che un docente di lettere percepisca lo stesso stipendio di uno di scienze motorie o di sostegno che deve seguire due alunni o di chi non ha nulla da correggere”.

Ci sono poi proposte per migliorare le condizioni economiche dei collaboratori del DS (vicari, responsabili di plesso, coordinatori di classe e così via) e forme di incentivo per chi lavora in città dove gli affitti sono carissimi ed erodono una fetta importante dello stipendio.

Infine una proposta inconsueta: aumentare l’orario lavorativo a 30 ore prevedendo in tal modo che i docenti interessati possano percepire una paga più alta.

In ogni caso sono diversi i lettori che sostengono che “se i docenti, fossero sollevati dalle preoccupazioni di come arrivare alla fine del mese, potrebbero finalmente lavorare con maggiore serenità e vivere la loro professione con soddisfazione e non con la continua rabbia di non essere adeguatamente considerati. A tutto vantaggio delle studentesse e degli studenti”.

Sara Adorno

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