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Stipendi e contratto, Sinopoli (Flc-Cgil): non è solo questione di redditi ma di dignità

“In Italia le condizioni di lavoro dei docenti, e di tutto il personale della scuola, peggiorano di giorno in giorno”.

Così si è espresso Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil, commentando il rapporto Ocse che conferma l’impoverimento progressivo dei docenti italiani, in controtendenza rispetto alla maggior parte dei Paesi Ue.

Secondo Sinopoli, l’avvio delle trattative per il rinnovo contrattuale “bloccato dal lontano 2009, rappresenta un’occasione formidabile per fare un’operazione di giustizia e di verità”.

“Confidiamo nel fatto che il Governo, dinanzi alla muta eloquenza di questi dati, faccia la sua parte e metta a disposizione le risorse necessarie e allinei gli stipendi dei docenti italiani a quelli dei loro colleghi di area Ocse. Non è solo questione di redditi ma di dignità della professione docente“.

Per il sindacalista Confederale, è importante che “il governo cominci dal fare un buon contratto per la scuola”.

 

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Secondo Sinopoli, inoltre, per recuperare il gap di investimenti mancano almeno 17 miliardi di euro“. Mentre oggi il Governo è fermo a 5, di cui una bella fetta ancora da approvare (con la Legge di Bilancio di fine anno).

Così oggi, continua il leader Flc-Cgil, “un docente appena assunto non supera i 1.300 euro mensili e si ferma a 1.800 a fine carriera“.

“I numeri testimoniamo come la crisi e le difficoltà economiche di questi anni siano state affrontate diversamente dall’Italia rispetto ad altri paesi. C’è chi ha ritenuto di investire nell’istruzione pubblica, e quindi anche negli stipendi dei docenti, quale occasione per superare la crisi, e c’è chi invece – tra questi l’Italia – non ha saputo far di meglio – conclude Sinopoli – che far soffiare i venti della crisi su una categoria che ricopre invece un ruolo decisivo per la promozione delle nuove generazioni”.

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Alessandro Giuliani

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