Personale

Stipendi, è giusto che un preside guadagni il doppio di un docente? Paragone improprio, di certo agli insegnanti mancano 400 euro al mese

Gli stipendi dei dirigenti scolastici continuano ad essere molto distanti da quelli degli altri dirigenti pubblici. Anche dopo l’accordo di pochi giorni fa che ha portato alla stipula del CCNI dei dirigenti scolastici sulla determinazione della retribuzione di posizione parte variabile in relazione alle nuove fasce di complessità attribuite alle istituzioni scolastiche (con incrementi che possono arrivare a 9 mila euro lordi annui): considerando parte fissa e variabile, in media un preside in Italia guadagna quasi il doppio rispetto al docente, ma va anche detto che rispetto alle altre dirigenze pubbliche, quelle che operano nella scuola percepiscono stipendi assai più ridotti.

Parliamo di una media di compenso mensile per i ds pari a circa 70-75 mila euro lordi annui, contro circa 90-100 mila euro lordi di altri dirigenti pubblici (quasi sempre con assai meno responsabilità e rischi di carattere penale).

Gli insegnanti, invece, si fermano a circa 30-35 mila euro lordi mensili: quindi, la differenza tra i due ruoli è praticamente è sensibile, con i presidi che a livello lordo arrivano a percepire anche il doppio; la “forbice”, però, quando si vanno a vedere le cifre nette dello stipendio per via delle tasse ben più alte da applicare ai dirigenti, si assottiglia attestandosi comunque al 70% in più a favore sempre dei capi d’istituto.

Sabato 5 agosto, Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, ha ricordato detto al Gr1 che “bisognerebbe confrontare lo stipendio dei docenti con quello degli altri funzionari pubblici e lo stipendio dei presidi con quello dei dirigenti della pubblica amministrazione: si vedrebbe che il personale della scuola è pagato meno di quello di altri settori”,

Certo, c’è anche chi come Rino Di Meglio, leader della Gilda degli insegnanti, si è lamentato in passato per le “retribuzioni dei dirigenti scolastici che, rispetto a quelle di un lavoratore full time laureato (quindi anche dei docenti ndr) sono più alte del 73 per cento”.

Ma se riflettiamo sugli altissimi rischi e responsabilità assegnati quotidianamente al dirigente scolastico, decisamente maggiori rispetto a quelle degli insegnanti e di altri dirigenti pubblici, le cifre che percepiscono (tra i 2.500-2.600 e i 3.500-3.600 euro netti al mese) non sembrano poi così importanti. Né, soprattutto, adeguate ai rischi che i ds si assumono nel guidare una scuola con migliaia di alunni.

Quindi, se è vero che il divario salariale, tra presidi e docenti, risulta eccessivo, numeri alla mano tra i più alti al mondo, il motivo non sta certo nei compensi che vengono assegnati ai dirigenti scolastici.

Va ricordato, a questo proposito, un raffronto della Cisl Scuola dei compensi dati ai presidi rispetto ad altri dirigenti della PA: “secondo dati Aran riferiti al 2019 la differenza rispetto ai dirigenti degli Enti di ricerca è di 28.729 euro annui, di 13.060 euro rispetto ai dirigenti dell’Università, di 36.037 euro verso le Funzioni centrali”.

Il vero problema è che agli insegnanti, da quelli dell’infanzia e quelli della secondaria, mancano ogni mese tra i 300 e 400 euro netti al mese.

Anche La Repubblica ha fatto notare, qualche giorno fa, che “in Francia un docente con le stesse caratteristiche percepisce quasi 47mila e 500 euro e il suo preside poco più di 60mila euro”. A guardare nel sistema scolastico d’Oltralpe, quindi, sono ancora una volta i nostri docenti a ritrovarsi particolarmente indietro dal punto di vista della busta paga che percepiscono a fine mese.

Lo stesso  Antonello Giannelli, leader Anp, ha definito il confronto docenti-ds ingiusto e fuorviante: “Confrontare lo stipendio dei docenti con quello dei dirigenti scolastici è un’operazione di grande scorrettezza intellettuale. Nel mondo sanitario, nessuno si sognerebbe di confrontare gli stipendi dei primari con quelli dei medici ordinari o dei dottori infermieri”.

Per renderci conto di cosa stiamo parlando basta andare a rivedere l’ultimo report annuale Education at Glance – Uno sguardo sull’istruzione’, che ha raffrontato i livelli d’istruzione in 38 paesi mondiali: ebbene, nei Paesi Ocse tra il 2015 e il 2021 la media delle buste paga degli insegnati delle scuole medie con 15 anni di anzianità è aumentata del 6% in termini reali, mentre nello stesso periodo l’incremento stipendiale dei docenti italiani è stato pari ad appena l’1%. Il rinnovo del contratto di fine 2022, poi integrato di una decina di euro con l’accordo del 14 luglio scorso, ha leggermente migliorato la situazione, ma per ridurre il gap occorre ben altro.

Alessandro Giuliani

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