Sui rinnovi di contratto non c’è alcun rammarico: i soldi sono di più di quelli stanziati dal precedente Governo all’inizio della scorsa legislatura. Però, è chiaro, che per il 2019 non dobbiamo aspettarci ulteriori aumenti rispetto ai 40 euro medi lordi già stanziati. A dirlo, in un’intervista al Messaggero è stata la ministra della PA Giulia Bongiorno, anticipando anche gli esiti dell’approvazione del decreto sull’anticipo pensionistico quota 100.
«Lo stanziamento inserito in questa legge di bilancio – ha detto la ministra – lo considero un successo. Basta fare il confronto con quanto era stato inizialmente previsto nella scorsa legislatura per la precedente tornata contrattuale”.
“Ora – ha sottolineato – le cifre sono molto più rilevanti. Un ministro deve contemperare le esigenze finanziarie e quelle dei dipendenti pubblici, ma su questo punto posso dire davvero di essere stata dalla parte dei dipendenti».
Detto questo, la Bongiorno ha messo le cose in chiaro con i sindacati, che non sembrano accontentarsi delle risorse collocate nella legge di bilancio 2019, pari a poco più di un miliardo per il prossimo anno, con cifre a crescere per i successivi due, comunque abbondantemente inferiori ai due miliardi.
«È chiaro – ha detto la ministra della Funzione Pubblica – che ulteriori risorse potranno eventualmente arrivare solo con la prossima legge di bilancio”.
Per avere eventuali ulteriori incrementi stipendiali, se ne riparlerà, quindi, tra 12 mesi, con la manovra economica del 2020.
“Io dico che possiamo iniziare a incontrare i sindacati – con i quali finora credo di avere un rapporto buono – a condizione però che venga riconosciuto l’investimento fatto nella pubblica amministrazione».
Poi, l’intervista si è spostata sul fronte delle immissioni in ruolo, che riprenderanno non prima del prossimo mese di novembre ma con percentuali decisamente maggiori rispetto al passato.
«Anche qui, chi conosce il mondo della pubblica amministrazione sa che siamo di fronte a un fatto storico. Il turn over al 100 per cento vuol dire che tutti quelli che vanno in pensione verranno sostituiti, mentre nello scorso triennio erano uno su quattro. Non è un fatto scontato ed in realtà il risultato è doppio, perché accanto al rimpiazzo totale delle uscite c’è in aggiunta un programma straordinario di assunzioni che vale 800 milioni di euro nei prossimi tre anni».
Le pressioni di Bruxelles hanno fatto slittare le assunzioni? La ministra non si preoccupa.
«Spieghiamo come stanno le cose. Intanto tutti quelli la cui assunzione è stata autorizzata entreranno senza ritardi. Poi il termine del 15 novembre riguarda solo lo Stato centrale ed è coerente con i tempi che servono concretamente per le procedure, i concorsi e così via. Dunque all’atto pratico non ci saranno slittamenti”.
“Ci terrei anche a ricordare un’altra scelta che ho voluto fare, magari non troppo popolare: siccome vogliamo che nella Pa entrino i migliori, le graduatorie degli idonei ai concorsi sono state prorogate all’indietro solo fino al 2014. Per quelli risultati idonei tra il 2010 e il 2014 verrà richiesto un corso di formazione ed un esame. Tutti quelli prima invece non saranno prorogati».
Ricordiamo che la scuola, comunque, non rientra in questa casistica: le immissioni in ruolo si attueranno, come sempre, nel corso della prossima estate.
Con la copertura del turn over e anche di alcune decine di migliaia di posti vacanti, cui si aggiungono gli oltre 32 mila posti assegnati per le assunzioni a tempo indeterminato lo scorso anno scolastico ma non realizzati per mancanza di candidati sia nelle graduatorie di merito sia nelle GaE, dove permangono ormai meno di 30 mila insegnanti precari.
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