Si discute molto in queste ore del “Contratto di Governo” che sta per essere sottoscritto da Lega e M5S; per quanto riguarda il capitolo sulla scuola (una paginetta o poco più) il dibattito si sta concentrando soprattutto sulle proposte fin qui inserite, mentre, a nostro parere, varrebbe forse la pena incominciare a fare qualche riflessione su ciò che manca, stipendi europei innanzitutto.
Si sta per esempio discutendo sulle parole utilizzate in fatto di legge 107 (il termine abrogazione era di fatto sparito già durante la campagna elettorale).
Anche perché ad essere assenti sono alcuni temi che fino a tre mesi fa erano considerati del tutto centrali e ineludibili.
Colpisce non poco la totale assenza di un seppur minimo accenno al problema dei finanziamenti al sistema paritario, che pure hanno il non disprezzabile costo di 500 milioni di euro.
Né si parla di stanziamenti per adeguare gli stipendi degli insegnanti, tema al quale tutte le forze politiche si sono pure dimostrate attente e sensibili.
Desta perplessità anche l’assenza di qualsiasi riferimento al tema, anch’esso molto presente in campagna elettorale, alla estensione del tempo pieno nelle regioni del sud.
Così come non abbiamo trovato nulla sulla generalizzazione delle scuola dell’infanzia statale.
Per non parlare, infine, dell’innalzamento dell’età dell’obbligo scolastico.
Insomma, l’impressione è che, per il momento, sulla scuola prevalga la tendenza ad evitare di impegnarsi su programmi che richiedono indubbiamente investimenti importanti.
La stessa cancellazione (o riduzione) dei finanziamenti alle scuole private che pure porterebbe ad un risparmio di 500 milioni di euro per lo Stato potrebbe essere stata per ora accantonata in quanto comporterebbe una spesa molto superiore per finanziare l’estensione del servizio statale che si renderebbe necessaria a causa della progressiva, inevitabile, chiusura delle strutture private (ci riferiamo ovviamente al settore della scuola dell’infanzia).
Comunque se andrà in porto l’accordo Lega-M5S vedremo nelle prossime settimane se sui “buchi” del programma ci saranno ripensamenti o se anche il nuovo Ministro si dovrà rassegnare a fare i conti con la Ragioneria Generale dello Stato.
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