Giovedì sera, a Piazza Pulita, il ministro Fioramonti ha di nuovo ribadito la necessità di aumentare la retribuzione degli insegnanti.
In realtà lo sta facendo fin dal suo recente insediamento, lo ha detto in trasmissioni televisive e radiofoniche e lo ha ribadito in diverse interviste alla Stampa nazionale.
Non era mai capitato che un Ministro dell’Istruzione ponesse sul tavolo con tanta insistenza e con tanta necessaria urgenza, quasi una conditio sine qua non, il problema retributivo degli insegnanti.
Aumenti retributivi che il Ministro vede nell’ottica non solo della qualità della prestazione e della dignità lavorativa dei professionisti dell’istruzione, ma anche nel rendere il loro lavoro possibile in realtà territoriali diverse rispetto a quelle di provenienza.
Il Ministro è consapevole della distribuzione della popolazione scolastica e che il numero degli insegnanti é in surplus in alcune aree del Paese; e poiché gli alunni non possono essere materialmente spostati dal Nord al Sud, c’è bisogno che lo facciano gli insegnanti e gli Ata.
Per questo devono essere messi economicamente in grado di poterlo fare.
Insomma una visione tanto lungimirante quanto coraggiosa, di un professore univetsitario che non ha nessun problema a lasciare la poltrona di Ministro se il Governo non troverà tre miliardi per il suo dicastero, indicando, forse con una scelta incauta e opinabile, dove andare a prendere i tre miliardi, questo spetterà al Ministro del Tesoro, ma resta il problema che senza investimenti non si fa un passo in avanti e la Scuola resta il più grande investimento per il futuro del Paese.
Fioramonti e queste sue ferme posizioni, espresse ad inizio di mandato, mi ricorda un altro Ministro, che pur nella brevità del suo mandato, si fece molto apprezzare proprio perché sostenne con analoga fermezza la necessità di aumentare le retribuzione degli insegnanti, la cui delicata funzione egli conosceva fin troppo bene nonché conosceva la funzione della Scuola per la diffusione e la conoscenza della Lingua Italiana di cui era uno studioso.
Parlo di Tullio De Mauro, che si dimise tra le lacrime e sono sicuro che anche al famoso linguista di Torre Annunziata (Na), autore della “Storia Linguistica dell’Italia Unita” e che denunciò per primo l’analfabetismo funzionale, il Ministro Fioramonti sarebbe piaciuto.
La speranza è che l’attuale titolare del Miur abbia un Governo in grado di sostenere le sue richieste
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