L’attuale conflitto in Ucraina ha ridimensionato la gerarchizzazione e l’internazionalizzazione degli approvvigionamenti strategici, gettando nel caos costi i sistemi produttivi e provocando un innalzamento complessivo delle utenze per famiglie ed edifici pubblici nel complesso. Si avvicina la speculazione, sempre in agguato nel caso spiacevole di livelli inflazionari elevati e crollo del potere d’acquisto che interessa famiglie e docenti, i quali sono già interessati ad una remunerazione salariale insufficiente e non proporzionata ai valori negativa che l’economia interna ed esterna assume da mesi. Occorre ripensare alla mobilità, voce stridula del precariato di categoria, dati i costi enormi dei trasporti. Si pensa di ridurre i consumi, limitando l’affluenza presso gli istituti scolastici e favorendo un uso saggio e consapevole delle risorse tra personale e alunni. Gli aumenti quasi del tutto assenti (quasi 50 euro lordi nell’ultimo lustro) e l’assente stabilizzazione per un contratto ancora testardamente non rinnovato fanno il resto, acuendo ancora di più lo stress di settore e la disperazione del corpo docente.
L’impatto dell’attuale crisi energetica, che rende di fatto i consumi elemento di maggiore attenzione per via delle limitate finanze disponibili, presenta due impatti differenti ma cruciali nella vita di un docente: la mobilità, fortemente ridimensionata per via dei costi di carburanti e simili, e l’educazione allo spreco delle risorse a scuola, da trattare con rigore per evitare costi insostenibili per le scuole, già continuamente penalizzate da tagli e vessazioni. Il fenomeno interessa anche i colleghi europei, in particolare i tedeschi, nonostante le misure dell’esecutivo per alleggerire l’impatto dell’aumento complessivo dei costi della mobilità, favorendo quella sostenibile afferente al trasporto pubblico, come l’iniziativa estiva del 9-euro ticket, che permette di viaggiare su tutti i bus e treni locali per un mese intero. Nel mese corrente molti docenti si apprestano a raggiungere le rispettive sedi di lavoro, con costi molto elevati rispetto alle annate precedenti. I costi per gli alloggi, per via delle utenze, sono elevatissimi per docenti con uno stipendio fermo a 12 anni fa e senza contratto scuola rinnovato rispetto agli indicatori macroeconomici di riferimento.
Le strutture scolastiche del Belpaese, note per la vetustà e la scarsa manutenzione, sono destinate a divenire il volano dell’innalzamento delle utenze per le scuole. Nessun intervento per migliorare l’efficienza ed efficientamento energetico in strutture ad elevatissimo consumo e dispendio energetico. La vetustà degli istituti ha notevole influenza sui consumi, oltre che sulla sicurezza di chi li abita. Si pensa, per via dei numerosi progetti per la Scuola 4.0, di creare delle aule innovative senza reali interventi sugli edifici, che consumano alla pari delle industrie. Il periodo estivo dovrebbe favorire tali interventi, ma si pensa alle scuole come luoghi chiusi, rimandando a settembre le questioni spinose da riprendere. Il caro energetico decima ulteriormente i fondi destinati alla scuola, liquidando tutte le manovre, quando presenti, atte a garantire migliori condizioni remunerative, di lavoro e tutela al corpo docenti e al personale scolastico nel suo complesso.
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