Si parla sempre più insistentemente di incremento ulteriore del Governo nella Legge di Bilancio per garantire gli aumenti stipendiali dei dipendenti statali, ad iniziare da quelli della scuola: ma non tutti, sembra, avranno diritto ad avere gli 85 euro medi lordi pattuiti quasi un anno fa a Palazzo Vidoni.
Molto dipenderà dall’entità delle risorse, comunque in crescita, che verranno approvate con la prossima Legge di Bilancio.
Ma non solo: l’Atto di indirizzo ha infatti previsto che gli incrementi in busta paga siano anche direttamente proporzionali all’impegno professionale di ogni docente e Ata.
La domanda, allora, sorge spontanea: ma che c’entrano gli aumenti degli stipendi di tutti i lavoratori della scuola, fermi da nove anni, con il merito professionale, rivolto solo ad una minoranza, come è accaduto nell’ultimo biennio con il bonus annuale, finanziato con circa 250 milioni di euro, assegnato dai dirigenti scolastici sulla base dei criteri formulati dal comitato di valutazione?
A porre la domanda è stato il nostro direttore, Alessandro Giuliani, nel corso della trasmissione ‘L’Angolo del direttore’ andata in onda il 23 ottobre su Radio Cusano Campus.
“Prima di tutto – ha risposto Giuliani – vanno allineati gli stipendi almeno al costo della vita. Solo una volta sistemati gli stipendi, avendo così tutti incamerato gli 85 euro, si potrà pensare agli aumenti legati alle funzioni aggiuntive e ai progetti inclusi nel Ptof, aggiuntive alla didattica formale”.
“È bene che questo concetto si chiarisca, sin dal primo incontro che i sindacati avranno al Miur per avviare la contrattazione sul rinnovo contrattuale”.
Anche se si vogliono inglobare i bonus della Buona Scuola (i 500 euro della formazione e gli stessi finanziamenti legati al “merito” individuale), è bene che siano considerati ulteriori all’aumento di 85 euro lordi utile a compensare il disavanzo che si è venuto a creare rispetto alle altre buste paga e al costo della vita.
Durante la trasmissione è stato anche affrontato del referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto: “potrebbe essere coinvolto il personale, ma ricordiamo che la gestione rimane necessariamente da ricondurre alle regole emesse dall’amministrazione centrale”, ha detto il nostro direttore.
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