“Nel Documento di Economia e Finanza è scritto chiaramente che i redditi da lavoro dipendente della pubblica amministrazione si ridurranno dello 0,4% in media nel biennio 2020-2021. Più che il governo del cambiamento ci sembra quello della continuità anzi, peggio, se prima le risorse investite per il rinnovo contrattuale erano poche, ora non ci sono affatto”. A sostenerlo, nel corso della giornata mondiale dell’insegnante, è stata la Flc-Cgil, rivendicando in tal modo quegli investimenti da tutti indicati come indispensabili per il rilancio della scuola ma poi sistematicamente elusi.
La manovra di ben oltre 20 miliardi di euro, quindi, non riserverebbe gli attesi finanziamenti per i dipendenti pubblici. E ora il rischio è quello di tornare a vivere un’altra stagione di blocco contrattuale, già pochi mesi dopo che si era usciti dalla precedente durata ben nove anni.
Con un duro comunicato, il sindacato Confederale sostiene che “leggendo il DEF, ovvero il Documento di Economia e Finanza, sembrerebbe che non vi sia alcuno stanziamento per rinnovare i contratti dei lavoratori pubblici e questo nonostante si preveda una manovra economica di oltre 21 miliardi” e “non vi sono neanche le risorse per garantire il potere d’acquisto delle retribuzioni rispetto all’inflazione per il triennio 2019-2021”.
Riprendendo il rapporto “Education at a glance”, ovvero l’annuale indagine dell’OCSE, la Flc-Cgil ricorda quindi che “gli stipendi degli insegnanti italiani sono ancora molto al di sotto della media dei colleghi, sia dei paesi OCSE, che dell’Unione Europea, tanto per i livelli iniziali che nel corso della carriera”.
Il sindacato, quindi, si sofferma sulle cifre che percepiscono i docenti italiani e quelli europei. “Un insegnante di scuola media italiano appena assunto percepisce 30.739 dollari (i salari sono rapportati in dollari a parità di potere d’acquisto) mentre a livello europeo la media è di 33.041; al massimo della carriera la retribuzione di un docente italiano di scuola media è di 46.030 dollari mentre a livello europeo gli insegnanti percepiscono mediamente 56.006, ovvero il 21% in più, senza considerare che per raggiungere il massimo della carriera in Europa occorre molto meno dei 35 anni necessari ai docenti italiani”.
“Il contratto Istruzione e Ricerca firmato pochi mesi fa per il triennio 2016-2018 è già scaduto ed ora occorre rinnovarlo per il triennio 2019-2021. A tal fine – conclude la Flc-Cgil – è necessario che la legge di bilancio per il 2019, che sta per essere varata dal governo, contenga le risorse necessarie”. Le quali, però, ad oggi non risultano presenti.
In serata, l’Ansa conferma che “l’intenzione sarebbe, secondo quanto si apprende, quella di garantire solo l’indennità di vacanza contrattuale, sancita per legge, paventando il rischio di un nuovo blocco della contrattazione. La vacanza varrebbe circa 500 milioni, mentre il rinnovo dei contratti per lo scorso triennio è costato complessivamente, tra statali, scuola, sanità, enti locali e gli altri comparti, 5 miliardi di euro”.
La mancanza di risorse nella nota di aggiornamento del Def ha messo in allarme anche i sindacati del pubblico impiego, che in una nota congiunta chiedono al ministro della Pa, Giulia Bongiorno di avviare subito un confronto. “Da quello che è possibile leggere dalla pubblicazione della nota di aggiornamento del Def – dicono i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi e Nicola Turco – non vi è previsione, né quantificazione, delle risorse necessarie per rinnovare i contratti, finanziare le assunzioni e fare investimenti nell’innovazione delle pubbliche amministrazioni”.
Eppure, nei giorni scorsi la ministra della PA, Giulia Bongiorno, aveva detto di “star lavorando” alla definizione delle risorse e ha assicurato che il turnover dall’anno prossimo dei lavoratori delle amministrazioni centrali sarà al 100%.
“Dal momento che il ministro della Pubblica amministrazione e altri esponenti del governo in queste settimane hanno dichiarato più volte che invece le risorse ci sarebbero state – dicono ora i sindacati – chiediamo al Ministro Bongiorno di dar conto del perché non ve ne sia traccia nel Def e di avviare subito il confronto sulla legge di Bilancio”.
“Solo per il rinnovo dei contratti (la manovra deve stanziare le risorse per i lavoratori dei ministeri, della scuola, delle agenzie e degli enti pubblici non economici) bisognerebbe trovare circa sei miliardi per il triennio 2019-2021 ma altre risorse andrebbero stanziate per le nuove assunzioni e per fare investimenti nella digitalizzazione e nell’innovazione. In attesa dei rinnovi bisognerebbe almeno indicare le risorse per l’indennità di vacanza contrattuale”, concludono i rappresentanti dei lavoratori pubblici.
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