Le due questioni degli stipendi e del reclutamento degli insegnanti, da sempre nodi critici della scuola, continuano ad essere tali e pare abbiano portato il Patto per la scuola ad arenarsi in questo momento. Lo spiega il nostro vice direttore Reginaldo Palermo in un articolo precedente e lo confermano fonti del Sole 24 ore secondo cui il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sarebbe giunto ad un “supplemento di istruttoria sul Patto per la scuola, da sottoscrivere con i sindacati, la cui firma slitta ancora”.
In fatto di stipendi, l’accordo tra il governo Conte e le sigle sindacali era di arrivare a 100 euro di aumento, un obiettivo che comporterebbe risorse aggiuntive rispetto a quelle già previste, pari a 1 miliardo, secondo le stime indicate dal Sole 24 ore.
Ad oggi l’obiettivo non è ancora stato raggiunto. Si stima, infatti, che con i fondi a disposizione, gli aumenti previsti per gli oltre 800mila insegnanti, precari inclusi, possano aggirarsi attorno ai “90 euro lordi mensili, 50-55 euro netti, per un totale di poco più di 30mila euro lordi di retribuzione media annua secondo l’ultimo conto Aran”.
Anche il maxi piano di assunzioni e stabilizzazioni di almeno 60mila insegnanti precari previsto nel Patto per la scuola non è di facile realizzazione, specie sul fronte delle procedure, rispetto alle quali non c’è accordo nel Governo, tra i 5S che chiedono gran voce una procedura per merito e prove, come quella prevista dal concorso ordinario bandito in epoca Azzolina, e la Lega, rappresentata su questi temi da Mario Pittoni, che spinge per procedure veloci per soli titoli che permettano di stabilizzare per lo meno i precari con tre anni di servizio.
Anche in questo caso, ricorda la testata economico-finanziaria, il tentativo di coprire le oltre 100mila cattedre libere avrebbe un costo di 1 miliardo o più.
Non ultima, tra le questioni irrisolte, quella della mobilità, con i docenti bloccati dal vincolo quinquennale che fremono per tornare a casa specie in presenza di esigenze di ricongiungimento familiare.
Ad oggi, infatti, nonostante i possibili profili di incostituzionalità del blocco, più volte rilevati dalla Tecnica della Scuola, l’emendamento per la deroga al vincolo quinquennale per le imminenti operazioni di assegnazione provvisoria non è stato inserito nemmeno nel maxi emendamento alla legge di conversione del decreto Sostegni.
Istanze, quelle di chi chiede la revoca del vincolo, che dal punto di vista dei docenti sono facilmente comprensibili, ma che d’altro canto, devono conciliarsi con il principio della continuità didattica che la mobilità docenti talvolta mette in discussione. “Negli ultimi 3 anni – ricorda il Sole 24 ore – si sono spostati (spesso da Nord a Sud) oltre 177mila docenti. Aggiungendo a questi 177mila, i circa 40/50mila stimati per settembre 2021, avremmo che in 4 anni, in barba ai blocchi normativi, si è mosso il 30% dei professori totali (calcolato sui 680mila docenti di ruolo). Un dato enorme, che non ha eguali nel pubblico impiego e rischia di crescere ancora allentando i vincoli”.
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