Nelle istituzioni scolastiche pubbliche, le differenze tra gli stipendi degli uomini e delle donne sono minime. Ma ci sono. In media nei Paesi OCSE, gli stipendi effettivi delle insegnanti donne sono inferiori del 2% quelli degli insegnanti uomini, a livello di scuola primaria e secondaria. Lo rileva l’Ocse nel recente rapporto, poi ripreso anche da Eurydice.
Differenze che possono derivare dalle qualifiche o dall’esperienza e che si accentuano in alcuni Paesi rispetto ad altri. Ad esempio, alla scuola secondaria inferiore, gli stipendi delle insegnanti donne sono inferiori del 4% rispetto a quelli degli insegnanti uomini in Francia, ma superiori del 4% in Israele.
Ma un altro aspetto particolarmente interessante da analizzare e che rincuora le donne insegnanti, è il rapporto tra la remunerazione della professione insegnante e quella di altre professioni di pari livello di istruzione. Vi sono infatti notevoli differenze di genere nel rapporto tra gli stipendi degli insegnanti e i guadagni dei lavoratori con titolo di studio terziario nella fascia di età 25-64 anni.
In media nei Paesi e nelle economie dell’OCSE, gli stipendi degli insegnanti di sesso maschile (di età compresa tra 25 e 64 anni) sono dal 76% all’85% (a livello di scuola primaria e secondaria inferiore) dei guadagni di uomini della stessa età e livello di istruzione in altri settori. Uno svantaggio che viene recuperato dalle donne. Gli stipendi degli insegnanti in media sono 23 punti percentuali più alti tra le donne rispetto agli uomini, sempre al confronto con gli altri lavoratori di uguale livello di istruzione.
Anche in questo caso la differenza di genere varia notevolmente tra Paesi. Nella scuola secondaria di primo grado, gli stipendi delle insegnanti donne sono superiori di 2 punti percentuali rispetto a quelli degli insegnanti maschi in Costa Rica, ma la differenza supera i 30 punti percentuali in Cile, Irlanda, Israele, Lettonia e Portogallo.
In altre parole, il rapporto Ocse rivela che la professione di insegnante può essere più attraente per le donne che per gli uomini, rispetto ad altre professioni, ma i dati puntano il dito anche sul persistere spiacevole di un divario di genere (a favore degli uomini) persino nelle retribuzioni del mondo della scuola.
Divari per ridurre i quali ultimamente si lavora anche a livello normativo e di investimenti finanziari. Ricordiamo infatti l’approvazione della legge contro il gender gap nelle retribuzioni, cui ha applaudito anche la ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, affermando “è una legge che contiene tante buone idee, ora sta noi metterle a terra; e gli investimenti previsti dal Pnrr sugli asili nido, che hanno la funzione di mettere le giovani madri e le neomamme in condizione di riprendere il lavoro in tempi non troppo lunghi. Un’idea, peraltro, fortemente sostenuta dal ministro Bianchi.
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