L’Italia si conferma ancora una volta indietro rispetto alla media europea per quanto riguarda le retribuzioni degli insegnanti. A svelarlo il nuovo rapporto della rete Eurydice su stipendi e indennità di insegnanti e capi di istituto in Europa che pone la lente di ingrandimento su composizione e differenze nelle retribuzioni degli insegnanti e dei capi di istituto di 38 sistemi educativi europei.
Nel rapporto si analizzano gli stipendi di base degli insegnanti a inizio carriera, le loro prospettive di progressione di stipendio, le differenze tra i livelli di istruzione. Secondo i dati raccolti dalle reti Eurydice e OCSE emergono differenze nei vari Paesi tra le retribuzioni degli insegnanti a inizio carriera che possono variare da 5.000 a 80.000 euro lordi. Più alto è il PIL pro capite, maggiore è lo stipendio medio annuo.
Il confronto tra l’Italia e gli altri Paesi europei vede uno squilibrio evidente. Nel nostro Paese un insegnante a inizio carriera oscilla tra i 22.000 e i 29.000 lordi annui (come Francia, Portogallo e Malta), ben lontani dai 50.000 e più che si registrano in Danimarca, Germania, Lussemburgo, Svizzera e Lichtenstein, ma inferiori anche a quelli di Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Islanda e Norvegia (tra i 30.000 e i 49.000).
L’Italia risulta indietro anche nel corso della carriera. L’anzianità di servizio non corrisponde infatti ad aumenti di stipendio consistenti. Dopo 35 anni di servizio le retribuzioni possono aumentare di circa il 50%. Altro dato che non va a favore del nostro Paese riguarda gli aumenti degli ultimi anni, generalmente modesti, infatti, così come in Francia, il potere d’acquisto degli insegnanti è rimasto più o meno lo stesso negli ultimi cinque anni.
L’ultimo dato riguarda i capi di istituto, in Italia lo stipendio minimo di base è il doppio dello stipendio di un insegnante con 15 anni di servizio, al contrario di molti altri Paesi del resto d’Europa.
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