Assegnare al personale scolastico più soldi per il rinnovo del contratto, rispetto agli altri dipendenti pubblici: la richiesta arriva dalla vice-ministra della Scuola, Anna Ascani (Pd), seguito della scarsità di risorse stanziate nella legge di bilancio per il contratto scuola che ad oggi non prevedono arretrati per il 2019 ed incrementi a regime in media di non oltre 65-70 euro lordi, quindi in linea con gli altri dipendenti pubblici.
A colloquio con l’Ansa, a margine di un convegno al Miur sull’edilizia scolastica, la vice-ministra Ascani ha prima detto che a gennaio “si apre la fase di nuova di dialogo con i sindacati: c’è il tavolo per la contrattazione, i fondi per il rinnovo del contratto ci sono, ovviamente bisognerà capire come vengono distribuiti all’interno della Funzione Pubblica”.
Quindi Ascani ha rimarcato che il settore scolastico dovrà essere trattato con un occhio di riguardo: “Bisognerà lavorare con i sindacati della scuola – ha detto la democratica – affinchè non valga solo il criterio del passato per cui si va a un incremento in percentuale (l’ultimo fu del 3,48% n.d.r.) rispetto agli stipendi che esistono ma si ha maggiore attenzione per il comparto scuola, perchè è quello che è stato finora più penalizzato. Se fosse così sarebbe un bene per il sistema Paese”.
La vice-ministra si è impegnata in tale direzione: “lavoreremo per questo e all’interno di questo dialogo si discuterà anche di altri temi come, per esempio, della nuova abilitazione (preannunciata dal sottosegretario all’Istruzione Lucia Azzolina del M5S n.d.r.) e di tutto quello che era stato oggetto dell’accordo firmato qui al Miur e che deve essere implementato”, ha concluso Ascani.
Le esternazioni della vice-ministra Ascani, in particolare sull’auspicio di prevedere un incremento stipendiare maggiorato solo per il personale docente e Ata della scuola, diciamo subito che non saranno di facile realizzazione: basta ricordare che nella stessa giornata in cui i sindacati della scuola lo scorso aprile brindavano trionfanti per aver strappato al premier Giuseppe Conte anche un accordo con incrementi stipendiali tre cifre, le altre organizzazioni sindacali del comparto pubblico non ci pensarono due volte a produrre comunicati di fuoco per rivendicare lo stesso trattamento a tutela dei lavoratori del loro settore.
Un atteggiamento di protesta, ne siamo certi, che si ripeterebbe anche in questa occasione. A meno che le Confederazioni sindacali dovessero decidere di intervenire preventivamente per motivare i differenziati incrementi e risollevare in questo modo le sorti stipendiali dei dipendenti pubblici meno pagati in Italia (gli Ata) e dei docenti tra i meno pagati dell’area Ocse e del vecchio Continente.
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