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Stipendi (ma anche standard) europei

Il dibattito sulla legge finanziaria del 2002 e su come verrà in essa considerata la scuola è virtualmente aperto: lo ha annunciato il Ministro stesso al termine dell’incontro con le organizzazioni sindacali del 12 settembre.
"Il Ministro – recita il comunicato ufficiale – garantisce il suo forte impegno per affrontare il problema delle risorse da destinare nella prossima finanziaria in primo luogo all’innalzamento della qualità della scuola".
Ovviamente cosa significhi questo nel concreto è difficile – al momento attuale – saperlo.
Certo è che appare sempre più probabile che il miglioramento delle condizioni economiche del personale della scuola si coniughi con interventi di razionalizzazione; in altre parole è possibile che la legge finanziaria riproponga per l’ennesima volta l’obiettivo di riduzione degli organici: già negli anni passati si parlava di ridurre il numero dei docenti in relazione alla diminuzione del numero degli alunni, ma in realtà l’obiettivo non è mai stato raggiunto in pieno.
Sembra insomma che la filosofia del Governo si possa ispirare alla logica "a stipendi europei devono corrispondere anche parametri europei"; questo potrebbe significare rivedere in modo significativo l’attuale rapporto numerico docenti/alunni, ma anche il tipo di impegno professionale del personale.
Le soluzioni possibili sono diverse: nelle scuole superiori – per esempio – almeno la metà delle cattedre funziona di fatto a 16 ore; un primo intervento potrebbe essere proprio quello di stabilire che l’orario effettivo non può mai essere inferiore alle 18 ore contrattuali; analogamente la finanziaria (o una norma collegata) potrebbe stabilire che in caso unità di insegnamento di 50 minuti, i resti debbano essere in qualche modo recuperati.
Secondo alcune simulazioni, sembrerebbe che – così facendo – si potrebbero recuperare qualcosa come 30mila cattedre che – al costo medio di 65milioni – vorrebbero dire la bella somma di 2mila miliardi!
Ma c’è anche chi contesta simili calcoli facendo osservare che in realtà con i "resti" orari nelle superiori viene garantita la regolarità delle lezioni anche senza nominare supplenti.
Sta di fatto, però, che con alcuni "correttivi" del genere l’equiparazione agli stipendi europei sarebbe praticamente cosa fatta nell’arco di pochi anni; ma si tratta di vedere se le organizzazioni sindacali saranno disposte ad accettare una logica di questo tipo.

Reginaldo Palermo

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