Le retribuzioni di chi lavora nella scuola italiana si muovono come i “gamberi”: anziché salire, vanno indietro.
A rilevarlo era stato qualche giorno fa uno studio internazionale, focalizzato sugli stipendi dei docenti a livello europeo, dal quale risultava che negli ultimi sei anni gli insegnanti neo-immessi in ruolo hanno perso ben 2.500 euro.
Il 1° agosto è giunto un altro dato sconfortante, che riguarda tutta la categoria, quindi comprendente anche amministrativi, tecnici, ausiliari, dirigenti scolastici e Dsga: nel comparto pubblico, a fronte di una retribuzione media complessiva annua di 34.146 euro, la scuola si conferma il comparto più ‘povero’, con 28.343 euro. In cima alla piramide c’è la magistratura con ben 138.481 euro.
Il dato della scuola più sconfortante però è forse un altro: tra il 2014 e il 2015 ha perso circa 800 euro, perchè l’anno prima era a 29.130 euro. E’ il peggior risultato dopo il 2007, quando gli stipendi di chi operano a scuola erano fermi a 26.532 euro.
I resoconti stipendiali annui sono contenuti nelle tabelle dell’ultimo Annuario statistico della Ragioneria generale dello Stato, che ha aggiornato i dati delle buste paga dalla PA al 2015.
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Ben posizionati, come compensi annuali, ci sono anche i settori della carriera prefettizia (94.117) e di quella diplomatica (93.183). Come pure le autorità indipendenti (84.950) e la presidenza del Consiglio dei ministri (57.612).
Leggermente meglio della scuola si trovano il settore Regioni ed enti locali (29.057) e quelli dei ministeri (29.788).
Il dato che fa riflettere è che per i dipendenti che operano negli istituti scolastici, rispetto agli ultimi anni si sono persi oltre 1.500 euro. Confermando, appunto, la teoria del “gambero”. Dovuta sia al blocco contrattuale che perdura dal 2009, sia al decremento dei compensi assegnati per le attività aggiuntive ed in generale per l’offerta formativa extra-lezioni.
Per invertire la tendenza, per recuperare almeno il ritmo a livello europeo, solo per i docenti servirebbero 17 miliardi di euro. Invece, stiamo sotto i 5 miliardi e da dividere tra tutti e pure con tutta la pubblica amministrazione.
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