Qual è il quadro salariale italiano? Lo mette in luce la Fondazione Di Vittorio (Cgil) con una ricerca basata sulle più recenti statistiche relative alla massa salariale e agli occupati pubblicate dall’Ufficio statistico dell’Unione Europea (EUROSTAT) e sui dati fiscali pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).
I dati rivelano che seppure si osservi, nel 2021, un chiaro recupero delle cifre lorde del salario medio rispetto al 2020 (visti gli effetti disastrosi della pandemia sul 2020), se si confronta il salario lordo annuale medio del 2021 con quello del 2019 risulta come il divario salariale tra Italia, da una parte, e Francia e Germania, dall’altra, si sia ulteriormente ampliato.
Come notiamo dalla tabella, se il salario lordo medio di un dipendente in Italia sta attorno ai 27mila euro, in Francia e Germania la media si alza a oltre 40mila euro.
Una stagnazione salariale che viene spiegata anche come conseguenza del fatto che il quadro della forza lavoro in Italia si caratterizza per una maggiore partecipazione dei segmenti meno qualificati e per una ridotta presenza delle professioni più qualificate. Nel 2021, infatti, l’Italia ha la quota di dirigenti (1,4%) e di professioni intellettuali e scientifiche (13,6%) più bassa; di contro, la percentuale relativa alle professioni non qualificate è pari a 13,0%, nettamente sopra la stessa quota registrata in Germania, in Francia e nell’Eurozona e poco sotto quella spagnola.
In questo contesto ci sembra ancora più paradossale la situazione del mondo della scuola in Italia, in cui, una forza lavoro altamente qualificata, come quella di insegnanti laureati, abilitati e aventi master e dottorati di ricerca, si ritrova a ricevere stipendi medi corrispondenti a quelli della forza lavoro non qualificata. Un docente a inizio carriera, infatti, con i suoi 25mila euro lordi all’anno sta al di sotto di quei 27.868 euro della tabella 1 (relativi in maggioranza a professioni non qualificate, non intellettuali, non scientifiche).
Ma ricordiamo come stanno le cose nel mondo della scuola. Vediamo cosa dicono i numeri, secondo quanto riferito più volte dal nostro direttore Alessandro Guliani, che mette a confronto le remunerazioni dei dirigenti scolastici e quelle dei docenti.
“Lo stipendio tabellare medio di un dirigente scolastico, comprensivo di tredici mensilità: è pari a 52 mila euro lordi l’anno, superiore di 1.350 euro (+87%) rispetto alla retribuzione mensile media in Italia – ci spiega il direttore Giuliani -. Certo, il fisco su queste cifre applica una mano più pesante, ma parliamo, sempre in media, di compensi che si collocano tra i 2.500 e i 3 mila euro netti al mese”.
E tra i docenti? “La media è appena superiore ai 30 mila euro lordi annui – continua Alessandro Giuliani -. Ad inizio carriera prendono meno di 25 mila euro, poi col tempo il compenso cresce, grazie a passaggi da un gradone all’altro. Ne consegue che i docenti tra i 55 e i 64 anni di età guadagnano in media tra i 30 mila e i 38mila euro lordi,” conclude.
La differenza si è acuita con l’ultimo rinnovo contrattuale. Nel luglio 2019, infatti, i dirigenti scolastici hanno potuto contare su un incremento medio di oltre 500 euro lordi. Mentre quello degli insegnanti si è fermato al 3,48% di tutto il pubblico impiego. Parliamo di un incremento del 3,48% in 12 anni, a fronte di un’inflazione che specie in queste ultime settimane sembra galoppare.
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