Nella legge di bilancio per il 2024 sono stati stanziati 7 miliardi per i contratti pubblici, 5 per tutta la Pubblica Amministrazione e 2 per la Sanità.
Stando alle prime informazioni, dei 5 miliardi per la PA, 2 almeno dovrebbero riguardare scuola, università e ricerca.
Il Ministro Valditara ha già annunciato che i soldi degli aumenti entreranno nelle buste paga molto presto.
Si parla di aumenti disponibili a partire da gennaio.
Ma come sarà possibile questo, dato che per concludere un contratto nazionale occorrono in genere mesi e mesi di estenuanti trattative fra Aran e sindacati?
Se abbiamo ben compreso, la soluzione potrebbe essere un vero e proprio “uovo di Colombo”: le risorse inserite nella legge di bilancio verranno infatti utilizzate per erogare la cosiddetta “indennità di vacanza contrattuale” che, per legge, è pari allo 0,50% dello stipendio.
La legge di bilancio, però, stabilisce che, in via del tutto eccezionale, questa quota verrà moltiplicata per un coefficiente piuttosto alto tanto che, a conti fatti, tutti gli stipendi saranno rivalutati di un centinaio di euro (lordi) già da gennaio 2024.
La notizia è per metà buona e per metà cattiva.
Il dato positivo è che fra 3-4 mesi al massimo tutto il personale della scuola si troverà in busta paga un po’ di soldi in più.
Il dato negativo è che, con questa modalità, le risorse che i sindacati potranno contrattare con l’Aran saranno molto modeste e in ogni caso molto inferiori rispetto al passato.
In effetti la soluzione del Governo è davvero l’uovo di Colombo perché in tutti i contratti sottoscritti nelle ultime tornate, la parte preponderante degli aumenti è stata erogata in modo pressoché automatico e cioè con percentuali fisse per tutti.
Resta il fatto che con questa decisione, il Governo pone le condizioni perché la contrattazione nazionale fra Aran e sindacati risulti pressoché ininfluente almeno per quanto riguarda gli aspetti economici.
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