Non ci sono dubbi: fra i comparti del pubblico impiego quello della scuola è il più bistrattato.
Nella scuola gli stipendi superiori ai 40mila euro all’anno sono una vera rarità: solo 8 dipendenti su 1000 arrivano a questa cifra (lorda, beninteso). Si tratta in sostanza dei dirigenti scolastici perché se si vanno a vedere i dati si scopre che in realtà a superare i 40mila euro sono 7.815 dipendenti, 7.812 dei quali superano anche i 60mila euro: si tratta appunto dei dirigenti scolastici (uno solo arriva a 94mila euro, forse a causa di una particolare complessità della scuola e ad una reggenza in aggiunta).
Una vera e propria anomalia: nel servizio sanitario il 21% del personale supera i 40mila euro, negli enti di ricerca si arriva al 32%, all’Università si sfiora il 50% e persino negli Enti locali si arriva al 9%.
Non parliamo delle autorità indipendenti o della Presidenza del Consiglio dove nessun dipendente scende al di sotto dei 40mila euro. In magistratura il 98% supera questo fatidico tetto.
Il dato emerge dal conto annuale dello Stato riferito al 2012 nel quale si trovano anche altre cifre interessanti, come per esempio quella relativa alla percentuale di personale di livello dirigenziale presente in ciascun comparto.
Nella scuola ci sono appunto 8 dirigenti ogni mille dipendenti, il che significa concretamente che ogni dirigente scolastico è a capo di una unità organizzativa di circa 125 persone.
Nella sanità si sono mediamente 12 dirigenti su 100 dipendenti, negli enti locali 3 su 100, così come nelle agenzie fiscali e in diversi altri comparti.
D’altra parte nella scuola meno del 2% dell’intera massa salariale riguarda gli stipendi oltre i 40mila euro, mentre nei Ministeri la percentuale sale al 12% e nelle regioni ed enti locali si arriva al 16%.
A queste condizioni risulta davvero difficile parlare di valorizzazione del merito: solo per correggere in modo molto parziale gli squilibri fra la scuola e il resto del pubblico impiego sarebbero necessarie risorse del tutto eccezionali che, ad oggi, non sono state neppure preannunciate seppure parzialmente.
Quanto a premiare davvero il merito, bisognerà aspettare ancora parecchio.
Per intanto un primo passo potrebbe essere quello di equiparare gli stipendi dei laureati che lavorano nella scuola a quello dei diplomati che operano in altri settori pubblici: forse per molti insegnanti sarebbe già un bel passo in avanti dal punto di vista retributivo.
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