A partire dal corrente mese di luglio gli stipendi del personale scolastico si incrementeranno da un minimo di 9 euro ad un massimo di 12 euro, completamento dell’indennità di vacanza contrattuale introdotta in modo parziale dal mese di aprile: come già specificato, si tratta di un piccolo aumento stipendiale erogato quale anticipazione dei benefici attribuibili all’atto del rinnovo contrattuale, che quindi sarà riassorbito al momento della stipula del CCNL relativo al triennio 2019-2021.
Con l’inizio del mese è giunta anche la notizia che le Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti hanno certificato “positivamente l’ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro dell’area istruzione e ricerca per il triennio 2016-2018”: la stessa Corte dei Conti ha specificato che vi sono delle osservazioni contenute nel rapporto allegato alla delibera, il quale “verrà pubblicata a breve”.
Il problema è che si tratta del vecchio aumento, attuato oltre un anno fa, pari in media ad 85 euro lordi. A quella cifra, dopo la copertura a fine anno dell’elemento perequativo che avrebbe tagliato parte di quell’aumento, da qualche mese si è appunto aggiunta l’indennità di vacanza contrattuale.
La quale si attesta in tutto, considerando anche l’imminente incremento di luglio, a circa 10-15 euro, sempre lordi: complessivamente, la somma si incrementi salariali per i lavoratori della scuola non supera quindi i 100 euro, con i collaboratori scolastici fermi a circa 80 euro e i docenti a fine carriera poco oltre il 110.
Sottraendo tasse, quote relative alla previdenza e altre imposte, si arriva a poco più di 50 euro netti l’anno. Giunti, tra l’altro, dopo quasi dieci anni di blocco contrattuale.
Gli aumenti a tre cifre, frutto dell’intesa realizzata all’alba del 24 aprile, con tanto di firma del premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi con i sindacati, diventano quanto mai necessari.
Per arrivare all’incremento, tuttavia, servirebbe almeno mettersi al tavolo per il rinnovo contrattuale: possibilità al momento nemmeno possibile, considerando che dal Governo,a attraverso l’ultima Legge di Bilancio, sono stati sino ad oggi stanziati solo i finanziamenti che coprono l’indennità di vacanza contrattuale.
E anche nel Def dell’ex Finanziaria del prossimo anno non c’è traccia di quei soldi necessari ad avvicinare gli stipendi dei lavoratori della scuola al resto d’Europa.
Mancano all’appello, almeno un miliardo e mezzo, anche di miliardi, di euro. Andarli a reperire proprio mentre la Commissione europea batte cassa nei confronti del Governo italiano, minacciando di far scattare la procedura d’infrazione, non sarà facile.
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