Forse 200 euro lordi in più al mese sono troppi, ma la cifra reale che i docenti e Ata italiani si ritroveranno da gennaio 2024 non è molto lontana: oltre ai 20 euro medi che dovrebbero arrivare dalla firma definitiva all’Aran per il rinnovo contrattuale 2019/21, dopo l’accordo maggioranza a metà luglio, sono previste una serie di operazioni che andranno a gonfiare gli stipendi del personale scolastico. Si va dal taglio ulteriore del cuneo fiscale (almeno 60 euro), confermato in manovra per chi riceve stipendi bassi (una costante nella scuola), all’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, sino al via libera per l’indennità di vacanza contrattuale iper-maggiorata, per combattere l’inflazione, altri 100 euro medi, già approvata dal Governo e da applicare fino a quando non si arriverà alla definizione dell’altro Ccnl, il 2022/24, che però in questo modo rischia anche di rivelarsi una formalità e con pochi spazi contrattuali.
Senza entrare nel merito delle cifre, il 25 ottobre il ministro per l’Istruzione Giuseppe Valditara ha confermato che “nella nuova finanziaria si proseguirà il discorso sugli investimenti per gli stipendi dei docenti”.
Valditara ricorda che “abbiamo chiuso lo scorso novembre un contratto che da anni era in standby, abbiamo chiuso con un maggiore aumento, oggi ci sono 5 miliardi di euro per il personale statale, una parte importante è destinata al personale della scuola”.
Quindi, il numero uno del dicastero dell’Istruzione ha tenuto a dire che “a dicembre contiamo di fare avere il primo anticipo (si va da circa 700 a 1.200 euro ndr) e a questo si aggiungerà il taglio del cuneo fiscale, quindi prevedo fondi significativi per il personale del mondo della scuola”.
Per Valditara, ovviamente fiero del lavoro del suo Governo, tutto questo è “testimonianza di attenzione perché l’autorevolezza dei docenti passa anche dal recupero del potere d’acquisto“.
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