Se si dovesse andare alle elezioni politiche in autunno, come stanno proponendo in questi giorni diversi partiti politici, il personale della Scuola vivrebbe un’ulteriore beffa.
La parte più consistente degli aumenti previsti in busta paga, a seguito dell’accordo quadro di riforma della Pubblica Amministrazione e il conseguente rinnovo del contratto, fermo dal 2009, è legata infatti all’approvazione della Legge di Stabilità di fine 2017. Venendo meno la ratificazione della manovra, viene da sé che quei finanziamenti non potranno essere accreditati.
In effetti, sul fronte del pubblico impiego, il Documento di economia e finanza per il 2017 che il Consiglio dei ministri ha varato ad aprile, ha previsto “lo stanziamento di ulteriori 2,8 miliardi di euro, in modo da garantire un aumento contrattuale medio di 85 euro con i rinnovi 2016-2018”, ha ricordato qualche settimana fa Il Sole 24 Ore.
Sempre nello stesso Def, era contenuta la previsione degli eventuali oneri per il prossimo rinnovo: 2,3 miliardi di euro per il 2019 e 4,6 per il 2020. Ora, però, tutto potrebbe essere vanificato.
La Tecnica della Scuola ne ha parlato con Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.
Di Meglio, allora se si va alle elezioni in autunno, prima della scadenza naturale della legislatura, c’è da preoccuparsi?
Certamente. I lavoratori della scuola avrebbero davvero poco da guadagnare da eventuali, sempre più probabili, elezioni dopo l’estate. Anzi, di sicuro ci perderebbero: più della metà degli aumenti previsti, i famosi 85 euro accordati con la ministra Marianna Madia, non verrebbero infatti più finanziati.
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Quindi il nuovo contratto potrebbe slittare?
Non credo. Se, come sembra, a luglio dovesse arrivare l’accordo quadro con la Funzione Pubblica, il rinnovo contrattuale di categoria potrebbe essere chiuso entro l’anno. Solo che la parte economica sarebbe orfana di buona parte degli aumenti previsti da diversi mesi.
Quanto andrà in media di aumento ad ogni lavoratore?
Nello stipendio di chi opera a scuola andrebbero a finire circa 35 euro lorde, anziché gli 85 pattuiti sinora. Per chi ha stipendi ridotti, poco più di 10 euro netti. Una miseria. Attesa pure otto anni.
Proviamo a guardare la situazione da un’altra prospettiva: per la Scuola, a seguito delle prossime elezioni politiche, potrebbero anche prefigurarsi altri scenari, visto che diversi partiti d’opposizione hanno promesso di smantellare la Legge 107/15. Non crede?
Questo è un altro discorso. In quella legge di riforma, la cosiddetta Buona Scuola, ci sono delle parti che non andavano approvate e che stanno facendo il male della nostra istruzione pubblica. Penso alla chiamata diretta, agli ambiti territoriali e al bonus merito. Ma anche alle novità introdotte per la mobilità dei docenti, con il disastroso algoritmo che la scorsa estate ha prodotto danni a ripetizione.
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