Categorie: Personale

Stipendi statali, lo stop agli aumenti ha fatto perdere 200 euro al mese

Sta assumendo proporzioni più che visibili lo stop agli aumenti stipendiali imposto negli ultimi tre anni ai dipendenti statali. Il 12 maggio Michele Gentile, responsabile settori pubblici Cgil, ha reso pubblico uno studio realizzato dal sindacato Confederale: ebbene, a partire dal 2010 i dipendenti pubblici hanno perso in tre anni nel complesso circa 3mila euro lordi. Ed altri 600 circa si perderanno nel 2013. Inoltre, se il blocco fosse confermato nel 2014 sfumerebbero ulteriori 500 euro.
In termini mensili, a regime le retribuzioni, sempre secondo il sindacalista della Cgil, perderanno a fine 2013 in termini reali (a causa del mancato adeguamento rispetto all’inflazione in questi anni) circa 200 euro. In particolare, tra il 2010 e il 2012 le retribuzioni dei “travet” non hanno recuperato l’8,1% di aumento dei prezzi che si è registrato nel periodo (insieme allo scarto tra inflazione programmata e reale che c’é stato nel biennio precedente). La stima per il costo del lavoro tra il 2011 e il 2014 è di un calo di sette miliardi con il passaggio da 169 a 162 miliardi.
“E’ ora – dice Gentile – di dare forti segnali di discontinuità nelle politiche relative al lavoro pubblico. Parlare di semplificazione e di snellimento delle pubbliche amministrazioni senza affrontare e rimuovere contemporaneamente i gravi effetti distorsivi delle politiche sin qui seguite verso il lavoro pubblico, significa non voler occuparsi veramente di riforma”.
Ma i dipendenti pubblici non hanno affrontato solo un sacrificio in termine di buste paga reali più leggere. Nel periodo, gli statali hanno fatto i conti anche con il blocco del turn over e quindi con il calo del personale (ne sa qualcosa la scuola). Tra il 2007 e il 2011, secondo i dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato i dipendenti pubblici sono diminuiti di 150.000 unità (da 3,43 milioni a 3,28 milioni) con un -4,3%. Ma la diminuzione dovrebbe essere ancora più consistente negli anni successivi con una stima della Cgil di 400.000 lavoratori pubblici in meno tra il 2007 e il 2014.
Resta irrisolto inoltre il problema del precariato con circa 200.000 tra contratti a termine, lsu, interinali e collaborazioni nel complesso delle amministrazioni.
“Chiediamo al Governo – dice Gentile – di congelare il decreto con il quale si proroga il blocco della contrattazione nazionale al 2014 e di riaprire su questo tema un confronto con i sindacati per far ripartire la stagione contrattuale. Chiediamo misure urgenti sul precariato nelle pubbliche amministrazioni che impediscano la perdita del lavoro alla scadenza dei contratti ; nuove e mirate politiche di assunzione nelle amministrazioni con le quali affrontare anche il problema dei tanti giovani vincitori di concorsi pubblici che ancora non hanno lavoro; la riapertura di una stagione contrattuale nella quale affrontare il problema delle retribuzioni e di progetti mirati di nuova qualità del lavoro e misure che favoriscano i processi di riforma garantendo il lavoro”.
E la scuola? Certo, è un discorso a parte. Anche se numericamente limitati, i concorsi ci sono stati. E pure gli scatti automatici, pur tra tante difficoltà e trovando parte dei fondi all’interno dello stesso comparto, alla fine sono arrivati (quelli del 2010 e di recente per il 2011). Pure per docenti e Ata, comunque, le buste paga si sono “alleggerite”: il mancato rinnovo del contratto e il ritarda di attuazione degli stessi aumenti stipendiali automatici cominciano a farsi sentire. Quel che preoccupa è che la situazione di stallo potrebbe protrarsi: il Consiglio di Stato, tranne che per lo stop all’indennità di vacanza contrattuale, ha già dato il suo via libera. Ora si attende il parere delle Camere. E poi la decisione finale sarà, comunque, del Governo Letta. Non è escluso che la “palla” verrà girata agli stessi Ministeri: se vorranno evitare il blocco stipendiale, dovranno arrangiarsi da soli sottraendo risorse in seno allo stesso comparto. La Scuola è già abituata: l’anno scorso sono saltati i fondi destinati al merito, quest’anno il 25% del Miglioramento dell’offerta formativa. Probabilmente sarebbe il male minore: gli scatti stipendiali sono un incentivo importante e bloccarli creerebbe non pochi scompensi nella categoria.
Alessandro Giuliani

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