Più volte in questi ultimi giorni, il Miur ha tenuto a far sapere, anche nero su bianco, che il Sidi, il Sistema informativo dell’Istruzione, nato per supportare gli uffici amministrativi scolastici, resterà aperto sino a notte fonda. Dall’amministrazione si sono sforzati in più occasioni di dire che sulla piattaforma del cedolino unico avrebbero accreditato i denari necessari per pagare tutti i supplenti ‘brevi’ per il loro lavoro svolto nei mesi di novembre e dicembre.
Addirittura il Governo si è esposto, coi i toni trionfalistici del sottosegretario Davide Faraone, che di sabato pomeriggio ha scomodato il suo ufficio stampa per fare sapere che il via libera ai 64 milioni di euro stanziati il giorno prima dal CdM, proprio per i pagamenti delle supplenze ‘brevi, rappresentano “un gesto politico di grande rilevanza. È un chiaro segnale che questo governo sta investendo molto nella scuola e non intende penalizzare chi, come i docenti e il personale ausiliario tecnico e amministrativo, lavora ogni giorno per il funzionamento dei nostri istituti”.
Tutto bene, quindi? Neppure per idea: i soldi accreditati sono in genere poco più della metà dei fondi necessari. E, come non bastasse, il Sidi non funziona: non è raggiungibile, non si apre, non permette di pagare. E, comunque, non ci sarebbero i soldi per pagare tutti.
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Qualche precario, che passerà il Natale senza stipendio, ha addirittura fatto sapere di essere “tristemente” felice perché il sistema telematico che dà il là ai pagamenti non funziona. Se funzionasse, l’amministrazione dovrebbe decidere chi pagare e chi no. Magari tirando a sorte tra i supplenti.
E questa sarebbe la Buona Scuola?
E pensare che per legge da oltre un anno i pagamenti ai supplenti dovrebbero essere effettuati direttamente dal Miur. Eppure nessuno dei dirigenti ministeriali, con responsabilità diretta su questi aspetti, lautamente pagati (regolarmente!) con stipendi da 120 a oltre 200mila euro annui, viene mai sanzionato. Un precario, esasperato, ci ha scritto: “perché nessuno di loro si vergogna e chiede scusa?”.
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