I docenti italiani guadagnano poco. Ormai è un dato assodato. Rispetto ai loro colleghi europei il divario è netto, quasi imbarazzante. Più volte La Tecnica della Scuola ha messo in evidenza le storture del sistema.
L’ultimo rapporto OCSE 2018, così come scritto dalla nostra testata la scorsa settimana, fotografa una situazione chiara: gli insegnanti italiani sono quelli pagati di meno a tutti i livelli, nell’infanzia e nella primaria (24.807 euro), nelle medie inferiori e superiori (26.743). Pertanto non è difficile imbattersi in famiglie che a malapena riescono ad arrivare a fine mese tra mutui, bollette e figli da mantenere a scuola o all’università.
La situazione cambia negli altri paesi. I docenti tedeschi sono i più pagati, in base alle stime OCSE. Attenzione, però.
Il costo della vita in Germania è ben diverso rispetto a quello dell’Italia, ma salta all’occhio la differenza: un docente di scuola primaria guadagna quasi 50mila euro all’anno ad inizio carriera e più di 65mila alla fine. Da segnalare, inoltre, forti differenze tra i vari stati federati visto che il salario e l’orario di lavoro cambia su basi regionali.
In base alla rilevazione della Cisl Scuola, sugli ultimi dati disponibili, spicca il divario stipendiale dei docenti della primaria, inferiore alla media Ue di ben 2.770,95 euro all’anno (213,15 euro al mese per tredici mensilità).
Il distacco si fa ben più pesante se si prendono in esame gli stipendi di fine carriera.
Nel cedolino delle competenze di febbraio 2019 saranno presenti le somme relative alla proroga dell’elemento perequativo una tantum prevista dalla Legge di Bilancio 2019 (Legge 30 dicembre 2018, n. 145), comprensive degli arretrati non erogati nel mese di gennaio.
L’elaborazione ha riguardato circa 982.000 dipendenti per un importo complessivo pari a circa 13.400.000 euro.
L’elemento perequativo è quella misura, avanzata dal governo Gentiloni, che ha consentito, fino al 31 dicembre 2018, un aumento medio per il personale della scuola. Si tratta di una misura per sostenere i redditi più bassi.
Nel CCNL 2016-2018, per far salire gli aumenti lordi mensili sopra gli 85 euro medi, negoziati a novembre 2016 con i sindacati, sono stati previsti due voci aggiuntive, rispetto al “tabellare”.
Una voce è appunto un “elemento perequativo”, che per i docenti della scuola oscilla tra i 3 e i 19 euro, appannaggio essenzialmente delle qualifiche iniziali.
Viene così correttamente ripristinato un elemento retributivo previsto dal CCNL 2016-2018 e che la Legge di Bilancio 2019 ne ha garantito la prosecuzione.
L’Inps, con la nota n.3224 del 30 agosto, ha diffuso dei chiarimenti sull’assoggettabilità contributiva ai fini pensionistici e dei trattamenti di fine servizio di questo elemento stipendiale.
L’Inps ha precisato precisa che, stante la sua natura temporanea, l’elemento perequativo non potrà formare oggetto di valutazione ai fini della quota A di pensione, né della base maggiorabile 18% cui hanno diritto gli iscritti alla Cassa-Stato. Né può essere considerato utile neppure ai fini della buonuscita, ossia né del trattamento di fine rapporto (Tfr) né del trattamento di fine servizio (Tfs).
L’emissione e l’esigibilità rappresentano rispettivamente l’inizio e la fine della procedura relativa al pagamento dello stipendio
Più precisamente l’emissione corrisponde alla fase in cui NoiPa raccoglie ed elabora tutte le informazioni utili al pagamento.
Esistono 3 differenti tipi di emissione:
L’esigibilità rappresenta invece la data in cui viene effettuato l’accredito del pagamento presso il proprio istituto di credito.
Si tratta quindi della fase in cui l’importo spettante si rende disponibile al beneficiario.
Le date di esigibilità sono le seguenti.
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