Stipendifici? L’Unità mistifica, dimostrando di non conoscere la scuola

Intanto il titolo, con la reboante falsificazione che impone al lettore, promette male perché è tutto improntato sull’uso di un peggiorativo – stipendificio – che implica non solo un valore dispregiativo ma va a sfociare in una valutazione negativa della rimunerazione dei professionisti della scuola.

 La forma negativa al futuro, poi, indicando una posteriorità cronologica ritenuta provvidenziale dall’autore, propone un comando/asserzione confermato dall’avverbio iniziale. Si tratta di un articolo che offende chi non conosce l’argomento nel merito e, nella sua generalità, tutta la categoria dei lavoratori della scuola. A questo giovane untorello della penna che scrive in piena libertà non sapendo proprio cosa dire né dove andare a parare, vorremmo replicare tirandogli le orecchie perché ha messo insieme una congerie di enormità prive di ogni argomentazione critica e soprattutto ai limiti della decenza comunicativa.

Le sue esternazioni, caro Leonardo Raito, sono davvero risibili e ignominiose, o meglio costituiscono un atto terroristico perpetrato subdolamente contro il mondo della formazione. “Nessuno, da oggi, potrà rifuggire alle proprie responsabilità”, scrive il corsivista incompetente e borioso senza nemmeno sapere quali siano le responsabilità dei docenti e degli Ata. Ma lei è mai stato dentro un liceo o in un istituto tecnico italiano? Conosce dal di dentro i meccanismi e le agibilità del mondo dell’educazione? Lei parla di “qualità della formazione” del tutto dimentico degli immensi sacrifici che fanno i docenti da decenni, in edifici spesso ai limiti della legalità e in luoghi impropri o rimediati. Infine, senza alcun sensato beneficio d’inventario per i fruitori del suo breve stupidario, si permette anche di infamare la comunità scolastica come un luogo dove è possibile guadagnare facilmente la pagnotta. Ma come si permette? A meno che le sue non siano farneticazioni dovute al caldo. Di quale scuola sta parlando? Di che va vagheggiando, caro illustre Solone alla ricerca di un quarto d’ora di celebrità per le sue vacue genuflessioni?

Se questa è l’Unità fondata da Antonio Gramsci, da quel gran pensatore di sinistra che ha dato esempio di massima cultura nell’Italia fra le due guerre, consigliamo allora ai giornalisti responsabili che hanno avallato tanta sciatta idiozia di richiamare all’ordine chi si permette di catoneggiare a indice teso contro questa categoria in modo tanto cialtronesco e soprattutto tanto poco nobile. Cosa pretendere, del resto, da chi non riesce ad argomentare nessuna idea e che conclude in modo approssimativo con un atteggiamento quanto mai spocchioso volto a richiamare all’ordine i vari  “operatori” e “utenti” che lavorano in questo campo senza stare troppo a sottilizzare. L’esortazione a “sfruttare le opportunità di una riforma per rendere la macchina veloce e in grado di stare al passo con i tempi” la rimandiamo vigorosamente al mittente con la stessa lena con cui ha voluto stilare questi abbozzi avvilenti di riflessione.

Il cronista termina infine la sua indegna requisitoria prorompendo con un “L’Italia non può permettersi di perdere altro tempo”. Il tempo, crediamo noi, gentile amico, lo hanno perso coloro i quali hanno votato Pd in questi anni pensando fosse un partito di sinistra e che difendesse i diritti dei lavoratori, mentre invece non ha fatto altro che perseguire gli interessi dei banchieri e dei finanzieri. E forse anche grazie a questo giornale che è diventato una sorta di megafono mediatico di quel partito.

Ossequi saluti. 

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