L’intesa del 24 aprile sottoscritta dal ministro Bussetti ed i sindacati, rappresenta senza dubbio il tema più caldo dell’attualità scolastica. I punti maggiormente interessanti riguardano la stabilizzazione dei precari e il rinnovo contrattuale, con l’intenzione di aumentare lo stipendio del personale docente.
Stipendio insegnanti: aumenti fino a 100 euro?
Su quest’ultimo punto, quello del contratto da rinnovare, il Governo si è impegnato, come si legge sul testo dell’intesa, a stanziare risorse per il triennio 2019-21 per recuperare la perdita del potere d’acquisto degli stipendi dell’intero comparto. Entro il triennio di vigenza contrattuale saranno anche reperite ulteriori risorse destinate al personale della scuola per allineare gradualmente gli stipendi alla media di quelli degli altri Paesi europei.
Questa è l’idea proposta dall’amministrazione e accettata dalle organizzazioni sindacali. Ma a quanto ammonta tale aumento di stipendio? “Non posso parlare oggi di quanto saranno gli aumenti: tutto si deve vedere all’interno della legge di bilancio 2020“, ha dichiarato il ministro Bussetti ospite della trasmissione ‘Un giorno da pecora’ su Radio 1
Anche parlando a Radio Capital, il titolare del Miur aveva detto che ad oggi “non possiamo quantificare le risorse” necessarie per aumentare gli stipendi dei docenti, ma l’anno prossimo di sicuro “ci sarà un adeguamento che spero sarà apprezzato”.
Tuttavia, a Viale Trastevere si pensa ad un ritocco a tre cifre, ovvero un aumento mensile di 100 euro che dovrebbe iniziare la scalata agli stipendi europei, come evidenzia il Sole 24 Ore.
Stipendio insegnanti, incognita risorse: Conte promette, ma mette le mani avanti
Come riportato in precedenza, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parla di “passo importante nell’ambito del compimento di quella che abbiamo chiamato ‘fase due’ del governo, incentrata sulla scuola, l’università, il turismo, l’agroalimentare”.
Il premier, ha però messo in guardia in merito alle risorse da destinare, specificando che “nell’ambito dei vincoli di bilancio, con le risorse che abbiamo, faremo di tutto per valorizzare questi settori strategici per l’Italia”.
Il nodo, dunque, è di natura economica (ovviamente) e non potremo avere certezza di quanto previsto dall’intesa del 24 aprile non prima di capire cosa sarà previsto nella prossima manovra.
Nel frattempo, sappiamo cosa prevede il Def, approvato lo scorso 19 aprile: “Considerato che la stagione contrattuale 2016-2018 non è ancora conclusa – si legge infatti nel documento – la previsione di spesa sconta l’ipotesi che i CCNL per il triennio 2019-2021 verranno sottoscritti a decorrere dal 2020”.
D’altra parte nella legge di bilancio per il 2019 non sono neppure state previste le risorse necessarie a garantire il rinnovo dei contratti di 3 milioni di dipendenti pubblici; e il DEF conferma: “Con riferimento al nuovo triennio contrattuale per l’anno 2019 è stata considerata la sola spesa per l’anticipazione contrattuale decorrente dal mese di aprile (corrispondente sostanzialmente all’indennità di vacanza contrattuale prevista dal precedente ordinamento) e per la corresponsione dell’elemento perequativo decorrente dal mese di gennaio 2019”.
Il DEF indica anche gli incrementi che si prevedono: 1,3 per cento per il 2019, 1,65 per cento per il 2020 e 1,95 per cento complessivo a decorrere dal 2021.
Con il precedente contratto l’incremento era stato pari al 3,5% circa e aveva portato in media un aumento di 85 euro ai dipendenti pubblici. Basta quindi un semplice calcolo per capire che, questa volta, l’aumento non supererà neppure i 50 euro, calcolati come sempre al lordo delle ritenute: in pratica non si andrà molto al di là di una trentina di euro netti, dai quali dovrà però essere detratta l’indennità di vacanza contrattuale che erogata a partire da questo mese e leggermente incrementata dal prossimo luglio.
Al momento, comunque, le retribuzioni europee sono molto lontane per gli insegnanti italiani: come avevamo già riportato in precedenza, la Flc Cgil ha realizzato un utile approfondimento a riguardo il confronto fra stipendi docenti italiani ed europei, prendendo come spunto la tabella dei dati Ocse tratti dal rapporto “Education at a glance” (2018).
Nelle tre tabelle sono riportati gli stipendi – espressi in euro – dei docenti della scuola primaria (tab. 1), della scuola secondaria di primo grado (tab. 2) e della secondaria di secondo grado (tab.3), in tre momenti significativi dello sviluppo della carriera, ovvero all’inizio, dopo 15 anni di servizio e al culmine della carriera.
Le differenze tra i diversi paesi appaiono evidenti e le retribuzioni dei docenti italiani risultano le più basse sia ad inizio carriera, che dopo 15 anni che al termine della carriera e in tutti gli ordini di scuola.
Le differenze sono molto significative non solo rispetto alla Germania, che è il paese con le retribuzioni più alte, ma anche rispetto a paesi comparabili all’Italia come la Spagna o la Francia.
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