Ancora uno stipendio ad un docente di 1 euro, sempre per “colpa” del conguaglio fiscale. Il mini-compenso deriva dall’effetto “compensazione”, derivante dal combinato dichiarazione dei redditi con i compensi extra ricevuti l’anno solare precedente: in pratica, in fase di compilazione del modulo 730 o 740 vengono conteggiate tutte le prestazioni economiche che il lavoratore ha ricevuto l’anno precedente e la cifra da restituire diventa di migliaia di euro nei casi in cui le prestazioni straordinarie, rispetto a quelle ordinarie, siano state pagate con l’aliquota minima di tassazione. La differenza diventa sostanziosa soprattutto se la somma dei compensi aggiuntivi risulta notevole, sopra i 10.000 euro, e il gap di tassazione sfora il 10%. In tali casi può accadere che l’importo da restituire è più alto dello stipendio. Uno degli ultimi casi è accaduto a Gorizia dove, racconta Ugo Previti, segretario generale di Uil Scuola Rua del Friuli Venezia Giulia, “una supplente part-time, divorziata con figlia a carico, si è vista arrivare in busta paga di ottobre lo stipendio di un euro netto”.
Il sindacalista ha quindi spiegato che “tolte le imposte e i contributi, sullo stipendio della docente precaria si è abbattuto un conguaglio fiscale che le ha mangiato l’intero stipendio. E purtroppo non è l’unico caso tra i supplenti”.
Davanti “all’ennesimo accanimento contro i docenti a tempo determinato – spiega la Uil in una nota – la parte più fragile della forza lavoro scolastica, che spesso vedono i propri stipendi sospesi per ‘magheggi’ di bilancio ministeriali, anche per mesi, nonostante prestino puntualmente servizio in aula”.
Il problema, ancora una volta, riguarda la mancata dilazione del “debito” nei confronti dello Stato. “Il conguaglio – sostiene Previti – apparentemente è frutto di un calcolo sul 730, ma ora l’Agenzia delle Entrate ci deve spiegare come pensa che una famiglia possa vivere se improvvisamente perde l’intero stipendio per un mese”.
“Le banche – conclude – almeno hanno l’accortezza di chiedere la ‘cessione del quinto’ proprio per non strozzare il cittadino. Com’è possibile che lo Stato sia invece così incurante, tra l’altro, verso una propria dipendente?”.
Lo scorso mese di febbraio l’associazione dei collaboratori dei dirigenti scolastici Ancodis csoprì che il fenomeno degli stipendi fortemente decurtati, se non azzerati, per via del conguaglio fiscale, è tutt’altro che isolato: un sondaggio al quale hanno partecipato in poche ore oltre 500 docenti, presidi e Dsga, ha rivelato che oltre il 90% di chi ha spiegato di avere ricevuto una decurtazione che va da almeno 100 euro ad oltre 800 euro.
Nell’occasione, il leader Ancodis Rosolino Cicero chiese, rivolgendosi alla nostra testata: “perché si applicano questi conteggi senza preavviso? Perché per chi lavora nel comparto pubblico non sono previste mai rateizzazioni per il recupero dei debiti? Ma chi governa la pubblica amministrazione sa che togliere dallo stipendio così tanti soldi assieme può comportare seri problemi per la gestione delle famiglie, per il pagamento delle bollette, delle rate di mutuo e tanto altro?”.
Sempre febbraio, la decurtazione colpì diversi dei circa 50 mila neo-assunti (che lamentano tagli di diverse centinaia di euro). La maggior parte sono tuttavia insegnanti e Dsga di ruolo che nel corso dell’anno si spendono a scuola dietro a miriadi di impegni e progetti.
Uno di loro, 55enne, scrisse anche La Repubblica, perchè “con due figlie piccole e un mutuo da pagare” si ritrovò senza preavviso privata dello stipendio e in un mare di guai.
https://5cdba7ff6ec7ecbb766a297d3165131c.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-40/html/container.html Stessa sorte fu riservata ad una direttrice amministrativa di Forlì, che dice sempre al quotidiano nazionale: “Non so come fare a pagare l’affitto e le bollette”. Poi non nascose la sua meraviglia nell’avere appreso della super-decurtazione: “Quando l’ho scoperto ci sono rimasta di stucco, non capivo come fosse possibile”.
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