Dei 3.437 soggetti che hanno risposto al sondaggio della Tecnica della Scuola, quasi 2 docenti su 3 dicono no agli aumenti di stipendio legati alla formazione più che all’anzianità di servizio; un altro 30% circa, invece, si dice favorevole ma solo qualora gli aumenti legati alla formazione rappresentino una aggiunta rispetto a quelli oggi legati all’anzianità di servizio ed espressi in busta paga sotto forma di “scatti” automatici. La posizione di contrarietà, tra l’altro, accomuna tutti, docenti e non docenti, con una leggera differenza tra insegnanti di ruolo (tra loro i no salgono a quasi 7 su 10) e insegnanti precari.
Insomma, il mondo della scuola predilige gli aumenti automatici e a pioggia, che scattino su base temporale. Di altri criteri si diffida.
Quello espresso si conferma, inoltre, come un segnale non incoraggiante nei confronti del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che in queste settimane lavora al progetto di riforma con tutte le difficoltà del caso, a partire dall’opposizione dei sindacati, come ci ricorda il nostro vice direttore Reginaldo Palermo.
A rispondere al sondaggio, in prevalenza docenti di ruolo, l’86,6%; un 9,2% di risposte proviene dai docenti precari. 4 risposte su 100 arrivano invece dalle altre categorie (dirigenti, genitori, Ata, studenti).
In maggioranza l’interesse al sondaggio è rivelato dagli insegnanti appartenenti alla scuola secondaria di secondo grado (quasi il 40% di risposte). I meno interessati al tema gli insegnanti di scuola dell’infanzia (appena il 7,5%).
Da quale luogo geografico provengono le risposte? Prevalentemente dal sud Italia, che rappresenta oltre il 40% di risposte, se includiamo anche le isole; e dal nord (31,8% di rispondenti).
Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 15 al 20 aprile 2022. Hanno partecipato 3.437 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.
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