Personale

Stipendio docenti, ecco una proposta per aumentare la progressione

Pubblichiamo la proposta di Riziero Agostinelli, portavoce dell’Associazione Nazionale “Azione Scuola”, in merito alla progressione stipendiale dei docenti italiani, anche i precari.

Ecco il contributo, con una premessa:

Il mondo della Scuola, negli ultimi anni, ha ripreso in mano la coscienza e la responsabilità di partecipare direttamente alla riorganizzazione, al miglioramento e al potenziamento dell’istruzione scolastica  pubblica e statale italiana, analizzando le criticità della didattica per i discenti, le responsabilità e il carico  professionale degli insegnanti.

Sono state organizzate decine di manifestazioni in tutte le piazze italiane e, davanti al MIUR, sono state avanzate decine di audizioni nelle settime commissioni di Senato e Camera.

Infatti esistono  proposte avanzate dai gruppi insegnanti per  aprire un confronto leale, costruttivo e propositivo con le Istituzioni nazionali.

La cultura, la formazione e le competenze sono i pilastri fondanti di un Paese forte.

Una società civile e imprenditoriale preparata aiuta a contribuire ed affrontare i cambiamenti attraverso l’evoluzione tecnologica, culturale, produttiva, lavorativa ed economica, dando il giusto peso al nostro Stato nei confronti della globalizzazione.

Per questi motivi è indispensabile che le nostre Istituzioni governative tengano conto anche del riconoscimento economico dei mestieri e delle figure professionali, come quella dell’insegnante.

Gli insegnanti svolgono una professione importante per la formazione delle nuove generazioni sul piano sociale, civico, culturale e professionale, punte di diamante di una società solida.

Una scuola ben strutturata e funzionante esprime una collettività determinata, ordinata, responsabile, civile, competente e competitiva.

E’ doveroso che il governo (M5S-Lega) prenda seriamente in considerazione il giusto riconoscimento economico degli insegnanti, tramite un confronto tra le parti per ripristinare la dignità professionale, umana ed economica emarginate dai governi precedenti.

Pertanto, l’Associazione Nazionale “Azione Scuola” avanza la propria proposta in merito alla progressione stipendiale di servizio automatica, anche per gli insegnanti precari.

Nuova Proposta dell’ Associazione Nazionale “Azione Scuola”

 

Anni di servizio Infanzia/Primaria I° grado secondaria II° grado secondaria
0 – 2 +150 +200 +250
3 – 5 +300 +400 +500
6– 8 +450 +600 +750
9 – 11 +600 +800 +1000
12 – 14 +750 +1000 +1250
15 – 17 +900 +1200 +1500
18 – 20 +1050 +1400 +1750
21 – 23 +1200 +1600 +2000
24 – 26 +1350 +1800 +2250
27 – 29 +1500 +2000 +2500
30 – 32 +1650 +2200 +2750
33 – 35 +1800 +2400 +3000
Oltre 35 +1950 +2600 +3250
Mensile iniziale 1700 1800 1900
Mensile finale 3650 4400 5150
Reddito lordo iniziale 23800 25200 26600
Reddito lordo finale 51100 61600 72100

 

Se si confronta l’attuale progressione stipendiale di servizio automatica in vigore (2018) si evince che, la proposta dell’Associazione “Azione Scuola”, ha un incremento medio del reddito lordo inziale di circa del 19% e un incremento del reddito lordo finale di circa del 45%.

Rispetto agli Stati membri dell’Unione Europea, la Finlandia ha un reddito lordo iniziale di euro 31175 e finale pari a euro 47270, con fascia oraria d’insegnamento settimanale tra i 16-24 ore e durata anno scolastico di 190 giorni. La Francia ha un reddito lordo iniziale di euro 23464 e finale pari a euro 47847, con fascia oraria d’insegnamento settimanale tra i 15-24 ore e durata anno scolastico di 108 giorni. La Germania ha un reddito lordo iniziale di euro 40142 e finale pari a euro 66853, con fascia oraria d’insegnamento settimanale tra i 22 – 31 ore (di 45 minuti cadauno).  L’Inghilterra  ha un reddito lordo iniziale di euro 24874 e finale pari a euro 42351, con fascia oraria d’insegnamento settimanale tra i 18-24 ore e durata anno scolastico di 190 + 5 giorni.

L’Italia (oggi), ha un reddito lordo iniziale di euro 19324 e finale pari a euro 32912, con fascia oraria d’insegnamento settimanale tra i 18-25 ore e durata anno scolastico di 200 giorni.

La media europea di servizio annuo è pari a 38 settimane, quella dell’Italia è di 39 settimane (fonte media Ocse).

L’Italia è in linea con la media europea anche per quanto riguarda le ore nette d’insegnamento, Italia 630/770 ore, Europa 635 ore. (Fonte: Il Sole 24 Ore).

Da considerare che in alcuni Paesi d’Europa ogni ora di lezione o servizio è di 50, 45 e 40 minuti. (Fonte: Eurydice).

La pressione fiscale di alcuni Paesi Europei rispetto all’Italia è conveniente, ad esempio: La Germania ha una pressione fiscale pari al 37,6%, la Spagna pari al 37%, l’Italia al 43%, la media europea è al 34,3%. (Fonte: Ocse e Cgia Mestre)

Per quanto riguarda il risparmio al fisco notiamo che il Portogallo ha un risparmio di euro 1756 annuo, la Germania di euro 973, la Spagna di euro 2296, l’Irlanda di euro 5133, invece l’Italia ha un aumento di euro 946 l’anno.

Si denota che lo stipendio degli insegnanti italiani non è in linea con la media europea, anche in funzione alla pressione fiscale e al risparmio fiscale. L’aumento dell’inflazione (aumento dei prezzi di beni e servizi) diminuisce il potere d’acquisto della moneta, acquistando meno beni e servizi, dovuto ai redditi immutati, creando un’ erosione del potere d’acquisto degli utenti e del Pil (prodotto interno lordo), restando al di sotto di 5,4 punti rispetto al Pil del 2007, invece la Spagna, che ha sostenuto una crisi ben pesante dell’Italia, è riuscita a superare quella soglia della pre-crisi.

L’Italia spende per l’istruzione solo il 4% (65 miliardi) del Pil a fronte del 7% della Scandinavia, del circa 10% (128 miliardi) della Germania, che in termini assoluti spende il doppio. La media europea è circa il 5% (716 miliardi). (Fonte: Eurostat 2015, Il Sole 24 Ore, Ocse).

L’Italia, in percentuale di Pil per la scuola, è al 26° posto su 28 stati membri, dopo di noi abbiamo l’Irlanda e la Romania.

Ne consegue che, se si vuole migliorare la scuola italiana bisogna incentivare la crescita di tutti i settori facendo crescere il Pil e raddoppiare la percentuale d’investimento nell’istruzione italiana pubblica e statale.

L’economia tedesca, dal 2010, è cresciuta a un ritmo medio dell’1,8% annuo e quella francese a un ritmo dell’1,1% superando i livelli pre-crisi.  Nello stesso periodo il Pil italiano è rimasto sostanzialmente invariato, dal 2013 ad oggi è cresciuto solo dello 0,8% annuo, rimanendo ancora nell’area della crisi, rimanendo il fanalino di coda d’Europa. (Fonte: Il Sole 24 Ore)

Nel 2019 Il resto dell’UE crescerà in media del 2,2%, un punto in più rispetto l’Italia. La zona euro è data +2,3% quest’anno, + 2% nel 2019.

Redazione

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