È più ampio di quanto si potesse pensare il numero di dipendenti pubblici che nella terza decade di febbraio si vedranno accreditare uno stipendio sensibilmente ridotto per via del maxi conguaglio nello stipendio dovuto all’applicazione minima delle aliquote fiscali sui compensi extra percepiti nel 2023. Alla denuncia della Tecnica della Scuola di una settimana fa, ripresa prontamente da tutte le testate giornalistiche di settore e non, ha fatto seguito il “grido” di tantissimi addetti ai lavori: si sono resi conto che a breve si ritroveranno meno di mille euro di stipendio, in certi casi addirittura la miseria-beffa di un solo euro.
La rabbia riguarda almeno un dipendente statale su sei (nella scuola si stima oltre 100 mila lavoratori tra insegnanti, Ata e anche dirigenti scolastici) e deriva da fatto che si tratta di un’operazione di riduzione stipendiale del Mef non annunciata, oltre che applicata in un’unica soluziuoione
La decurtazione ha colpito anche diversi dei circa 50 mila neo-assunti (che lamentano tagli di diverse centinaia di euro). La maggior parte sono tuttavia insegnanti e Dsga di ruolo che nel corso dell’anno si spendono a scuola dietro a miriadi di impegni e progetti.
Uno di loro, 55enne, scrive La Repubblica, perchè “con due figlie piccole e un mutuo da pagare” si ritroverà senza preavviso senza lo stipendio e in un mare di guai.
Stessa sorte è stata riservata ad una direttrice amministrativa di Forlì, che dice sempre al quotidiano nazionale: “Non so come fare a pagare l’affitto e le bollette”. Poi non nasconde la sua meraviglia nell’avere appreso della super-decurtazione: “Quando l’ho scoperto ci sono rimasta di stucco, non capivo come fosse possibile”.
La domanda che tanti addetti ai lavori si pongono e ripropongono, sui social e non solo, è proprio questa: non si poteva proprio anticipare il taglio stipendiale, ma soprattutto permettere una dilazione del debito accumulato dai lavoratori?
Rosolino Cicero, timoniere dell’Ancodis, si è rivolto a NoiPA, la struttura del Mef che si occupa dei pagamenti dei dipendenti pubblici, per chiedere la “rateizzazione” del suo “conguaglio fiscale di febbraio”.
La risposta è stata disarmante: “La informiamo – ha replicato NoiPA al docente – che non è possibile rateizzare i debiti per conguaglio fiscale. Questi devono essere recuperati in unica soluzione su disposizione dell’agenzia delle entrate”.
Il sindacalista dei collaboratori dei presidi però non si rassegna e rilancia: “Si tratta di dura lex o cinismo di Stato? Occorre intraprendere una battaglia affinché l’Agenzia delle entrate, su pressione mediatica, politica e sindacale apra a questa possibilità a favore di diverse migliaia di lavoratori e a tutela delle loro famiglie”.
Secondo Cicero, i lavoratori della scuola e della Ps sarebbero vittime di “scelte politiche e finanziarie che ci fanno apparire i fessi della Pubblica Amministrazione. Se i tanti Davide unissero le loro forze e le tante voci diventassero un coro assordante, se i nostri disagi facessero rumore come gli attuali trattori sulle strade italiane forse riusciremmo a far cambiare verso a questo paese e alla sua istituzione scolastica”, conclude il leader dell’Ancodis.
Il problema, tra l’altro, si sta allargando a macchia d’olio. Anche altri dipendenti statali hanno infatti preso coscienza delle ampie decurtazioni.
L’Associazione sindacale professionisti militari si è rivolto al Governo pregandolo di verificare se quegli importi siano corretti e di intervenire, con una norma, per ripartire le somme richieste ai lavoratori.
La Cisl-FP, invece, ha chiesto lumi al ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, chiedendogli di prendere in mano la situazione e dilazionare il debito in 5 rate, come avviene “per tutti gli altri altri contribuenti”.
Il sindacato, infine, ha ricordato al Ministro che questa situazione “si riverbera sui dipendenti pubblici” che hanno già “i redditi più bassi e sulle loro famiglie”.
Anche secondo la Flc-Cgil, “è ora di porre fine a questa modalità errata con cui si fa calare la scure fiscale sullo stipendio di febbraio e di mettere mano a un intervento di carattere amministrativo che preveda la possibilità di rateizzare il debito fiscale, soprattutto in questi casi limite in cui le trattenute superano una certa soglia”.
“Il principio della rateizzazione – scrive ancora il sindacato guidato da Gianna Fracassi – non è nuovo nel nostro ordinamento giuridico, tanto che a partire dal 2024 i conguagli fiscali derivanti da dichiarazione (sia modello 730 che Redditi Persone Fisiche) sono pagabili in 7 rate, qualora il sostituto d’imposta non faccia il conguaglio a fine anno. Per un principio di equità e giustizia chiediamo che questa modalità venga applicata anche ai conguagli fiscali dei lavoratori e delle lavoratrici della conoscenza”.
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