Negli Usa gli stipendi lordi sono quasi doppi rispetto all’Italia, si aggirano dai 40mila dollari dello Stato del Mississippi agli 80mila dello Stato di New York, fronte dei nostri 30mila di fine carriera (20mila all’inizio), ma la situazione tra l’Italia e l’America è molto diversa non solo sul profilo del costo della vita. Ce lo spiega il sociologo Gianluca Argentin, autore di una ricerca sul carico di lavoro degli insegnanti e ospite della kermesse della Tecnica della Scuola con cui abbiamo voluto celebrare la Giornata mondiale del docente.
“Parlare di stipendi lordi, non netti, comporta una serie di considerazioni – chiarisce il sociologo -. Il welfare state italiano è pagato in termini di trattenute sullo stipendio degli insegnanti, mentre negli Stati Uniti viene pagato dagli insegnanti in seconda battuta nel mercato privato”. Moltissimi americani hanno una pensione integrativa, ad esempio, perché il welfare americano non è un programma particolarmente ricco per chi va in pensione.
In altre parole, il confronto tra lordi non è particolarmente informativo. Piuttosto, se confrontiamo lo stipendio italiano tra Paesi europei, allora si evince una effettiva differenza a svantaggio dell’Italia, ci fa notare Argentin.
E precisa: “Una volta che rapportiamo lo stipendio italiano al numero di ore di lezione in classe, vediamo che la retribuzione è in linea con molti altri Paesi europei, simili a noi in termini di contribuzione e di welfare. Il punto è che nel caso italiano c’è un’assenza di vera e propria progressione di stipendio, dato che in Italia la progressione di stipendio è legata solo all’anzianità di servizio ma non c’è altra forma di carriera e di crescita di retribuzione nel tempo. Questo fa una grossa differenza perché – ce lo dice l’Ocse nell’ultimo studio Pisa – per i laureati che vanno a fare gli insegnanti non esiste una progressione di carriera tale che li porti ad avere retribuzioni comparabili con altri laureati nel mondo del lavoro”.
E aggiunge una considerazione: “C’è un sostanziale appiattimento nelle retribuzioni. Non importa quanto tu dedichi attenzione agli studenti e ai compiti organizzativi, a fronte di contributi molto diversi al lavoro tra i vari insegnanti, questi ricevono tutti lo stesso stipendio”.
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