Stipendio super a dicembre 2023 per docenti e Ata: tra 3.000 e 5.000 euro netti. Pacifico (Anief): ne mancano 4.000 e precari beffati

CONDIVIDI

Venerdì 15 dicembre docenti e personale Ata si ritroveranno in busta paga delle cifre decisamente interessanti: si va da quasi 3.000, per il personale Ata ad inizio carriera, ad oltre 5.000 euro netti, destinati agli insegnanti della secondaria che hanno raggiunto il massimo degli scatti automatici. Nella busta paga confluiranno infatti lo stipendio dell’ultimo mese dell’anno, la tredicesima, eventuali sgravi fiscali e l’indennità di vacanza contrattuale maggiorata derivante dal mancato rinnovo del Ccnl 2022/24. Perché, nel frattempo, siccome tarda ad arrivare la firma definitiva all’Aran sul precedente contratto, il 2019/21, il Governo ha introdotto un “paracadute” per rispondere all’inflazione. Secondo il presidente Anief Marcello Pacifico, tuttavia, mancano all’appello 4.000 euro e i precari sono stati ancora una volta danneggiati. La Tecnica della Scuola lo ha intervistato.

Pacifico, ci spiega cos’è l’indennità che arriverà in attesa del rinnovo del contratto: a quanto ammonta, quanto durerà, la percepiranno tutti i dipendenti?

Grazie all’Anief, finalmente si è sbloccata l’indennità di vacanza contrattuale, perché quando scade un contratto il personale ha diritto ad un assegno pari al 50% dell’inflazione programmata: quindi se in questi tre anni l’inflazione è cresciuto di 16 punti, l’indennità doveva essere di almeno 8 punti. L’assegno che arriverà a dicembre varia dai 550 ai 1.300 euro lordi, cambia a seconda se parliamo di personale Ata o docente e dall’anzianità. Certamente, il brutto è che una parte sarà assorbita dalle tasse, più soldi più tasse si pagano. Certo, è una prima voce, è una prima risposta, finalmente è stata sbloccata.

Quanti soldi avrebbe dovuto stanziare il Parlamento per coprire l’inflazione degli ultimi due anni?

Questa è la nota dolente. Perché gli aumenti saranno sotto i 6 punti, quindi sicuramente l’assegno in busta paga a dicembre riguarderà solo una parte di quello che ci doveva dare lo Stato. E poi riguarda il 2024, però non dobbiamo dimenticare che c’è il 2023 è il 2022: stiamo parlando di 4.000 euro che lo Stato ci deve. Invece, ci dà mille euro. Ecco perché abbiamo aggiornato il modello di diffida per recuperare i soldi che mancano. Inoltre, ricordo che rimarranno esclusi da questi aumenti i precari.

Quindi i precari non sono stati trattati come il personale di ruolo?

Purtroppo no, perché ai precari è stato promesso, tra il disegno di legge di bilancio e altri provvedimenti di fine anno, che avranno mensilmente da gennaio un aumento direttamente nel cedolino: la voce dell’indennità di vacanza verrà data loro mensilmente, da 10 euro passeranno a 90 euro. È questa l’anomalia: non è un discorso di giro di posta, è un problema concreto. Ecco perché i precari possono fare subito ricorso, perché viene meno il principio di parità di trattamento: anche i precari, dunque, potranno inviare una diffida, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale. Tutti, supplenti compresi, anche per interrompere i termini di prescrizione, potranno invece ricorrere al giudice per avere gli altri 4.000 euro.

Parliamo ora dei contratti: non si doveva firmare entro la fine del 2023 il Ccnl 2019/21 sul quale quasi tutti i sindacati, tra cui l’Anief, il 14 luglio scorso hanno trovato l’accordo all’Aran, anche per assegnare la ‘coda’ economica di circa 20-22 euro lordi a lavoratore?

Quel contratto è sotto lo scrutinio degli organi di garanzia, come il Consiglio di Stato. Noi ci aspettiamo a giorni di essere convocati. Comunque ci sono delle cose importanti nel testo che si sta approvando: come la formazione di cui il personale aveva bisogno; i permessi retribuiti per i precari; la carriera per il personale ATA. Si poteva fare meglio, certamente, ma solo se ci fossero state risorse aggiuntive. Stiamo aspettando la sottoscrizione di questo vecchio contratto, per questo l’indennità di vacanze contrattuale ci spetta intera.

Come stanno andando le sequenze contrattuali?

Riguardano in particolare alcune categorie del settore, come il personale all’estero, gli enti di ricerca, i dipendenti delle aziende ospedaliere. Noi vorremmo che ci fossero anche accordi per il personale ATA, a partire dal famoso Dsga che è stato inglobato nel nuovo profilo degli EQ. In generale, noi col contratto abbiamo introdotto il contenitore, adesso ci aspettiamo dei soldi che vengano stanziati per riempirlo. Se non avessimo fatto questo, molto probabilmente non potevamo in futuro riempire questi contenitori.

Cosa vi aspettate in ambito normativo per il rinnovo contrattuale 2022/24?

Prima di tutto la Cassazione ci dice che serve una specifica indennità di sede per chi lavora in condizioni disagiate. Poi c’è il burnout, che nella scuola è frequente e che dovrebbe comportare una ‘finestra’ sulle pensioni per lasciare prima il lavoro: pensiamo solo che in questo momento bisogna andare in pensione con 43 anni di contributi. Con le nuove regole vogliamo anche abolire i vincoli sulla mobilità del personale. Ma c’è anche dell’altro: c’è, ad esempio, il problema della differenziazione tra personale della scuola primaria e della secondaria. I punti da affrontare sono tantissimi.

E a livello economico? Si rimarrà sempre attorno al 4% di aumenti?

Bisogna convincere il governo che in questa Legge di Bilancio e nella prossima nella prossima occorre triplicare o quadruplicare le risorse. L’ultimo contratto l’abbiamo firmato dopo quattro Leggi di Bilancio, quindi pensare di chiudere presto il contratto 2022/24 sarebbe come perdere. Ricordo che nel 2016-2017 è stato firmato un contratto dopo 10 anni, con 14 punti di inflazione. E adesso quel gap va ancora recuperato. E nel frattempo c’è l’indennità di vacanza contrattuale.

Sempre sull’aspetto economico del Ccnl 2022/24, non c’è il pericolo che l’assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale maggiorata a partire da questo mese – passata dall’1,5% ad oltre il 6% – possa lasciare alla contrattazione con i sindacati pochi margini di manovra?

Noi lotteremo, nel prossimo anno, affinché vengono assegnati subito degli investimenti. Perché questa cosa la dobbiamo chiarire: se tu Stato metti pochi soldi e solo per il rinnovo del contratto, allora non si firma. L’anno scorso sono stato il primo a rivendicare il contratto ‘ponte’, cioè io insistevo per questo mitico contratto in attesa di tempi migliori. Oggi, però, non lo chiederei, perché in questo momento i soldi stanziati sono inferiori rispetto ad allora: significherebbe firmare per fare perdere soldi ai dipendenti. Comunque, un contratto si firma in due: ma oggi non ci sono le risorse per nemmeno allineare gli stipendi all’inflazione. Che invece va recuperata. Certo, il Governo ha fatto bene a stanziare finalmente 8 miliardi, con la Legge di Bilancio, però per il rinnovo dei contratti ne servono 16 di miliardi. Quindi deve a nostro avviso trovare le risorse per andare così a chiudere i contratti. Nel frattempo serviranno altri sette-otto miliardi in più per avere le indennità.