Il ministro Bussetti e il Governo aggiungono un altro successo dopo quelli sulla eliminazione della chiamata diretta e della soluzione del problema dei diplomati magistrale.
Nel decreto milleproroghe che riprende il cammino parlamentare proprio in questi giorni sono infatti previste due modifiche importanti alla legge 107 e più precisamente al decreto legislativo su valutazione ed esami di Stato.
La maggioranza di Governo ha deciso che né gli esiti delle prove Invalsi né l’esperienza della alternanza scuola lavoro, che peraltro dovrebbe essere ridotta come numero di ore, entrino in qualche modo in gioco nell’esame di Stato con cui si concludono i percorsi del secondo ciclo di istruzione.
La modifica, ovviamente, è tutta a costo zero; anzi dalla riduzione delle ore di ASL potrebbe derivare persino una riduzione di spesa, seppure non particolarmente significativa (su questo punto sapremo forse qualcosa di più quando sarà resa nota la relazione tecnica relativa agli emendamenti).
Va detto che con questa operazione il Ministro mette a segno un buon risultato in termini di consenso in quanto alternanza scuola-lavoro e test Invalsi sono proprio due delle questioni che più di altre hanno infiammati gli animi degli insegnanti.
La decisione di intervenire in questo modo sull’impianto normativo della scuola sembra dettata dalla esigenza di adottare misure gradite al mondo della scuola senza però mettere mano al portafoglio e senza quindi dover passare sotto le forche caudine del Ministero dell’economia.
Per la verità, di quest’ultima misura su ASL e Invalsi si parlava già da qualche tempo e si pensava che sarebbe stata rinviata alla legge di bilancio o ad un provvedimento specifico. Il fatto che sia stata inserita adesso nel decreto milleproroghe potrebbe essere legato alla necessità di “bilanciare” in qualche modo le proteste che ci saranno per il ritiro dell’emendamento che era stato approvato al Senato sulla riapertura delle GAE.
Si tratta di capire se questa strategia continuerà a funzionare ancora per molto tempo: fra qualche settimana il Governo dovrà presentare la legge di bilancio che a partire da metà ottobre sarà discussa in Parlamento.
E nella legge di bilancio non si potrà continuare con misure a costo zero: ci vorranno soldi (e anche parecchi) per garantire l’apertura dei contratti pubblici. Solo per evitare il taglio degli stipendi legato al cosiddetto “elemento perequativo” ci vorranno non meno di 7-800 milioni di euro: senza questo stanziamento, tutto il personale Ata e tutti i docenti collocati negli scaglioni stipendiali più bassi subiranno una riduzione dello stipendio fino a una trentina di euro.
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