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Stop ai cellulari a scuola, per i genitori è giusto mentre i docenti vorrebbero avere l’ultima parola

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Gli alunni diretti interessati sicuramente hanno storto la bocca, ma i loro genitori ed insegnanti sembrano avere accolto al meglio l’annuncio dei giorni scorsi del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara (“Non credo che si faccia buona didattica con un cellulare”), poi materializzato con una argomentata circolare, sul divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato“.

Secondo Antonio Affinita, direttore generale del Moige-Movimento Italiano Genitori, quello prodotto dal Ministro “è un passo avanti nella gestione di una corretta digitalizzazione nella scuola. Siamo contenti di questa iniziativa, perchè mette ordine dinanzi ad usi impropri della tecnologia specie all’interno del mondo della scuola”.

“Oggi le scuole – ha detto ancora Affinita – hanno una ampia disponibilità di tecnologia, ma va usata con responsabilità coinvolgendo anche i genitori. Occorre agire sempre con equilibrio nella digitalizzazione valutando i rischi e le opportunità che ogni strumento porta con sé, riteniamo positivo ed auspicato il divieto dei cellulari”.

Il rappresentante dei genitori ha definito anche “attesa e positiva anche la disposizione dei compiti che dovranno essere scritti anche sul diario cartaceo. La tecnologia peraltro non deve far dimenticare l’utilizzo della penna e della matita. Oggi i ragazzi stanno perdendo la capacità di scrivere che è una modalità di lavoro e pensiero che genera un importante sviluppo delle aree intellettive del minore”.

Tornando alla cancellazione dei telefoni cellulari nelle classi, dalla scuola dell’infanzia fino alla licenza media, anche La Tecnica della Scuola, con un sondaggio on line, a cui hanno partecipato 1.100 lettori, conferma che docenti, dirigenti e genitori si trovano in gran parte d’accordo sul divieto: circa l‘80% di loro concorda con la misura adottata dal ministro Giuseppe Valditara.

Tuttavia, non mancano le acute osservazioni di alcuni addetti ai lavori, per i quali l’imposizione di un divieto dall’alto potrebbe andare in conflitto con l’autonomia degli istituti, in particolare con le scuole che hanno condotto programmi didattici basati proprio sull’utilizzo attivo e formativo dei telefoni cellulari.

La maggior parte delle perplessità sono arrivate dai docenti: se è vero che nella categoria c’è chi parla di “divieto sacrosanto” perché serve “una nuova scuola più seria, rispettosa ed efficace”, c’è anche chi non concorda con Valditara: “L’eventuale utilizzo del telefono cellulare va deciso dal singolo insegnante, sulla base delle necessità didattiche e delle linee stabilite da ogni istituto scolastico tramite gli organi collegiali”.

E ancora: “Lasciamo la libertà di scelta ai singoli istituti. Fidiamoci della capacità del docente di decidere quando il cellulare può essere usato a scopo didattico. Autonomia didattica nella scuola pubblica; Vietare non serve, serve educare a un uso consapevole della tecnologia”.

Intanto, però, anche altri genitori – appartenenti al Comitato nazionale dell’Aiart, l’associazione cittadini mediali con sede nazionale in uno dei poli comunicativi della Conferenza Episcopale Italiana – sembrano gradire l’iniziativa del ministro Valditara: la sua decisione, scrive il Comitato, è “in linea con la progressiva presa di coscienza da parte di un numero sempre più crescente di genitori che hanno ormai compreso quanto negative siano le implicazioni di un uso precoce e scriteriato di dispositivi elettronici”.

Per il Comitato “il confronto sull’uso corretto dei social e dei dispositivi digitali” deve basarsi su un “approccio da sguardi diversi: quello degli adulti, con focus sull’importanza di porre delle regole e quello dei ragazzi che viene accompagnato a vedere un senso in tali regole, partecipando costruttivamente alla proposta dei Patti Digitali”.

Nel frattempo, anche i sindacati prendono posizione sullo stop ai telefoni cellulari fino al termine delle scuole medie: Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief ha detto di comprendere “la buona volontà del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara”, però avrebbe “preferito che nella circolare pubblicata in queste ore si fosse specificato che il divieto cade nel momento in cui i dispositivi sono indicati utili dagli insegnanti ai fini della formazione”:

Secondo il sindacato Anief le nuove tecnologie interattive sono in linea generale degli strumenti di certo utili anche alla didattica: ciò non significa che lo strumento non debba essere regolamentato e gestito meglio di quanto avviene oggi a scuola, visto che gli insegnanti si lamentano perché crea dipendenza e si utilizza per fini personali o per isolarsi dal mondo.

“Se il telefono cellulare – continua Pacifico – è utile per la ricerca dei dati, per realizzare sperimentazioni, per un utilizzo empirico, per realizzare simulazioni in classe o al fine di realizzare collegamenti on line attivi, per quale motivo non deve essere utilizzato?”.

“Non sarebbe più utile che l’ultima parola sulla materia fosse data agli organi collegiali, in particolare al consiglio d’istituto e al collegio dei docenti?”.

Perché, conclude il sindacalista, “come tutte le tecnologie, tutto dipende da come si fruiscono. Pensiamo anche durante la pandemia a quanto il suo utilizzo professionale sia stato prezioso”.