La dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Fava Gioia di Materdei, di Napoli interrompe il progetto anti bullismo dopo le protesta dei genitori perché i corsi sono tenuti da transessuali. La scuola così sospende gli incontri, riservandosi di “organizzare con le famiglie un’attività di riflessione e discussione”.
La Repubblica riporta pure l’intervento di un ragazzo, accorato in un’aula di ragazzini, che sono tornati a casa con la testa piena di domande a cui alcuni genitori non hanno saputo rispondere e hanno chiesto di interrompere il progetto, anche perché non erano stati informati: “Ragazzi, mi chiamo Fabio, ma sono nata Assunta, a scuola i miei compagni non hanno mai capito il mio essere uomo in un corpo di donna e ho passato anni di inferno, vittima di bulli, impotente. Poi ho imparato a reagire, a non avere paura”.
“Alcuni genitori, emotivamente non vogliono far partecipare i propri figli a questa “cultura di genere” – si legge nella lettera inviata all’Arcigay – in quanto il tutto è stato fatto su minori senza coinvolgere le famiglie”.
Arcigay invia immediatamente una mail alla scuola chiedendo un incontro chiarificatore alla scuola. Passano due settimane di silenzio e il presidente del circolo di Napoli, denuncia: “Inaccettabile, in una scuola di Napoli interrompono il corso della rete Nazionale Stop al bullismo e al cyber bullismo perché non vogliono gay e trans in classe. Il progetto è approvato dal ministero dell’Istruzione e lo abbiamo avviato in 14 scuole a Napoli senza problemi spiegando che gli incontri affrontano sia il tema del bullismo che della diversità di genere, con testimonianze dirette, proprio per coinvolgere i ragazzi”.
Questa la cronaca raccontata da Repubblica.
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“Il progetto è stato avviato dalla dirigente che mi precedeva- spiega ieri la Tramontano – io condividevo l’intento e ho avviato il progetto”. Il primo incontro si è tenuto il 7 febbraio, il secondo si sarebbe dovuto tenere il 21. “Dopo il primo incontro però alcuni, non tutti, ma alcuni, genitori hanno protestato perché non si parlava di cyber bullismo come da titolo dell’incontro ma di omosessualità e in classe c’è stata la testimonianza molto forte di un transessuale. I genitori non erano stati informati e mi sono trovata costretta a interrompere il programma per evitare ulteriori problemi. Anche se è una sconfitta per la scuola e il giusto epilogo sarebbe una riunione con Arcigay e genitori per concordare insieme il tema dei prossimi incontri. Cosa che ho scritto anche nella lettera”.
La docente Arianna Longobardi, responsabile del progetto, parla di incomprensione: “Sono attivissima sui temi del bullismo e della differenza di genere e impegnata in prima linea nell’educazione ai sentimenti e alle differenze. Non c’è chiusura da parte della scuola, ma capisco il disorientamento della preside quando i genitori hanno protestato per la testimonianza di Fabio. Forse ci voleva più chiarezza nel comunicare il contenuto del programma e da parte nostra più attenzione nel valutarlo”. E i genitori: “Volevamo essere informati e magari essere presenti”. Sannino: “Sono contento se abbiamo un confronto con i genitori. Sarebbe importante, ma le nostre richieste per ora sono cadute nel vuoto”.
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