Ho letto il vostro articolo in cui il ministro Valditara esprime le sue perplessità riguardo l’uso eccessivo che viene fatto del tablet nelle scuole. Spesso sono in disaccordo con quanto scrive il ministro e non condivido alcune sue idee, ma devo dire che in questo caso concordo pienamente con lui.
Avrei voluto rispondere supportando il suo discorso su dinosauri, uso del tablet e quant’altro altro, ma lo ha fatto al posto mio e in maniera esemplare con il suo articolo il professor Marco Radaelli docente di filosofia e di storia.
Definirei il suo scritto un vangelo, un testo che tutti, insegnanti e genitori dovrebbero leggere. Trovo importante il fatto che egli ritenga indispensabile lo studio anche mnemonico dei contenuti di alcune materie per allenare la mente a progettare, a fare deduzioni e a trarre conclusioni.
Oggi non vedo più l’uso della memoria neppure nei bambini di cinque anni. Dove sono i pargoletti che salivano in piedi alla sedia per recitare la poesia di Natale? E a scuola sporadicamente qualche insegnante chiede ancora a memoria il 5 Maggio o A Silvia??
Ricordo i momenti in cui i ragazzini andavano in gruppo nelle biblioteche a “fare le ricerche”. Cercavano le informazioni sui libri e sulla cara vecchia enciclopedia Conoscere e trascrivevano pagine e pagine, il tutto naturalmente scritto a penna. Oggi le notizie si cercano a casa, velocemente, sul computer con un bel copia e incolla. Qualcuno potrebbe dire: la nostra memoria è il cellulare: date, luoghi, appuntamenti, nomi, strade ce li ricorda lui, perché faticare?
Ecco cosa siamo diventati, persone che non vogliono più faticare a ricordare; nel momento in cui qualcuno ci chiede qualcosa, sfiliamo dalla tasca il cellulare che ricorda e parla per noi. Ritornando a ciò che ha detto Valditara concordo con il ministro quando dice che occorre rivedere i contenuti delle materie di studio: e se lo dice lui!!!
Via agli studi inutili sui dinosauri, sulle ere geologiche, sulla distinzione delle varie specie animali e vegetali, via allo studio troppo approfondito degli ambienti geografici. Sì allo studio dei popoli, alla loro evoluzione, allo studio della geografia fisica e politica delle regioni, agli usi e ai costumi degli abitanti e allo studio mnemonico di città e capoluoghi.
A malapena un alunno in quinta conosce la regione dove abita, tantomeno conosce le nazioni europee. Via alle prove Invalsi, un business per le case editrici che produco i testi di prova, ma un flop per alunni e insegnanti un pozzo senza fine dove non si attinge nulla. Gli insegnanti possono fare di meglio delle prove Invalsi che ci trasmettono sempre un aspetto negativo della nostra scuola. Esaltare tutto il passato e rinnegare il presente. No! Salvare ciò che del passato si può salvare e costruire il presente.
Mirella Rigamonti