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Stop ai Programmi nazionali: al loro posto ci saranno i curricoli di scuola

Sono in corso in questi giorni al Ministero le audizioni di Associazioni e organizzazioni sindacali in materia di revisione delle Indicazioni nazionali.
Fra i documenti che sono oggetto d’esame non c’è solo quello intitolato “Cultura, scuola, persona” presentato dal Ministro il 3 aprile, ma anche un ampio testo (Il curricolo nella scuola dell’autonomia) che farà discutere parecchio.
Diverse affermazioni in esso contenute, infatti, non piaceranno affatto ai fautori del “centralismo” pedagogico mentre alcuni cenni in materia di organizzazione oraria e didattica potrebbe porre problemi sindacali di non poco conto.
Si legge per esempio nel documento che “con il riconoscimento dell’autonomia alle istituzioni scolastiche il posto che era dei programmi nazionali viene preso dal Piano dell’Offerta Formativa che, come è affermato nella vigente normativa, è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche”.
Ai fautori del ritorno ai Programmi delle elementari dell’85 la prospettiva non piacerò di sicuro.
Così come i sindacati non saranno entusiasti nel leggere che per le singole scuole il nuovo contesto “comporta il possibile arricchimento del monte-ore di alcuni insegnamenti già previsti a livello centrale, l’utilizzazione della flessibilità oraria consentita, l’introduzione di modalità organizzative che si ritengono più rispondenti agli scopi”.
Ma in concreto questo potrebbe voler dire, per esempio, che la scuola secondaria di I grado X possa prevedere nel proprio curricolo 2 ore in più di matematica, 1 ora in più di scienze e una in più di lingua inglese: il risultato – se si vorrà essere coerenti – è che il rapporto fra organizzazione oraria e organici dovrà essere capovolto.
Vale a dire: la scuola decide il proprio curricolo e in base a quello chiederà l’organico necessario; potrà succedere che nella scuola X ci sia maggiore necessità di cattedre di matematica a scapito di quelle di lettere. I sindacati non avranno nulla da ridire?
Potrebbe insomma succedere che il collegio dei docenti decida un certo curricolo e che le RSU di Istituto non siano d’accordo.
E che dire del passaggio del documento che parla del portfolio come utile strumento per la documentazione dei processi formativi?
Ma l’affermazione che forse più di altre potrebbe provocare polemiche e dissensi è quella che riguarda l’organizzazione didattica: “Non spetta al Ministero prescrivere come organizzare la didattica e come distribuire le responsabilità all’interno della scuola, nei rapporti tra docenti, con gli alunni o con i genitori”, si legge nel documento che però così prosegue: “Prescrittivo, invece, né potrebbe essere diversamente, è che sia garantito il coordinamento didattico nel gruppo docente, sia assicurata una funzione di accompagnamento e di orientamento nei confronti di ciascun alunno e venga curato un rapporto costante e non burocratizzato con le famiglie”. Il fatto è che coordinamento del team, accompagnamento e orientamento dell’alunno e rapporto con le famiglie erano proprio i compiti previsti per la funzione tutoriale.
E’ facile prevedere a questo punto che le contestazioni degli anni passati potrebbero ritornare.
Per intanto si attendono le prese di posizione ufficiali di Associazioni e sindacati.

Reginaldo Palermo

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