Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, non pare tenga in conto le promesse elargite dal M5S in fase di campagna elettorale. Niente abolizione della 107, ma solo qualche aggiustamento, come dovrà avvenire con la tanto contestata “chiamata diretta” da parte del preside; che poi, a volerci riflettere, era una prerogativa del centro destra e in modo particolare un pallino di Forza Italia. La parola d’ordine infatti era: non più il docente a scegliersi la scuola, ma la scuola il docente, e il Pd ha abboccato, facendo sua una legge che non gli apparteneva.
Oggi è proprio la destra che rivendica quell’annullamento.
Rimane però il chiodo fisso della Lega e cioè limitare quanto più è possibile i trasferimenti dal Nord al Sud da parte dei tanti prof che, per mancanza di cattedre, fanno domanda nel Settentrione, sperando, dopo qualche anno di gavetta, di rientrare.
Stop ai trasferimenti
Dice infatti il ministro al Messaggero: “Stop ai trasferimenti dopo pochi mesi degli insegnanti neo assunti. Problemi che durano da anni richiedono soluzioni strutturali e non estemporanee.
Dobbiamo fare in modo che il concorso rappresenti la via maestra per entrare a scuola. Mandando definitivamente a regime le selezioni pubbliche e utilizzando criteri che consentano a chi vuole insegnare nel proprio territorio di poterlo fare. Dobbiamo anche evitare che chi concorre in una regione diversa dalla propria poi cerchi di tornare a casa a stretto giro. Serve un patto chiaro con chi si candida a diventare docente”.
Concorsi regionali
Concorsi dunque a carattere regionale e chi va fuori deve convincersi che il rientro sarà difficile: un vecchio cavallo di battaglia della Lega Nord.
Ma Bussetti dichiara pure al Sole 24 Ore: ”Anche con riferimento alla permanenza territoriale. Non dobbiamo svuotare territori, penso al Sud, portando gli insegnanti altrove. Ma bisogna anche sapere che se si partecipa a un concorso in un’altra regione, per avere maggiori occasioni di lavoro, non si può poi pretendere un repentino ritorno a casa lasciando la scuola senza insegnanti”.
L’alternanza resta perchè fa bene al Paese
E a proposito dell’alternanza scuola-lavoro, che tante critiche ha avuto anche dal M5S, Bussetti dichiara al Sole 24 Ore: “L’alternanza ha sicuramente dei lati positivi, come anche altri da rivedere. Dobbiamo considerare che per i ragazzi è un importante primo contatto con il mondo del lavoro, hanno la possibilità di conoscere da dentro le imprese e le realtà professionali nelle quali, domani, si potranno collocare. È una forma di orientamento che fa bene ai giovani e al Paese. Di certo, dei correttivi vanno fatti. L’obbligatorietà, in alcune occasioni, ha fatto venire meno la qualità. Vogliamo che sia un’opportunità per le scuole, e non percepita come un dovere. Forse lo stesso nome, alternanza, non rende chiari gli obiettivi di questi percorsi che servono per orientare e avvicinare al lavoro. Di sicuro vanno riviste le Linee guida che non hanno saputo offrire un quadro certo di regole agli istituti generando dubbi e qualche criticità”.