Che l’Esecutivo sia alla ricerca di risorse importanti per finanziare alcune misure dei “contratto di Governo” non è certamente una novità. Per flat tax, riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza occorrono somme significative per le quali non bastano certamente i tagli ai costi della politica (vitalizi dei parlamentari, per esempio).
Per la verità fino a questo momento nessuno ha ancora chiarito da dove si possono ricavare quei 20-25 miliardi indispensabili per avviare (e non certamente per portare a regime) i programmi di Lega e M5S, ma dalle mezze parole di qualche esponente di Governo sembra emergere qualche idea.
Intanto potrebbe essere toccato, se non addirittura cancellato, il “bonus” fiscale di 80 euro mensili di cui ora usufruiscono i lavoratori dipendenti con un reddito non superiore a 24.600 euro (il bonus viene erogato in modo proporzionale per i redditi fra 24.600 e 26.600 euro).
L’operazione significherebbe di fatto una diminuzione degli stipendi che si collocano in quella fascia: il personale della scuola sarebbe ampiamente coinvolto; in particolare ne sarebbero toccati tutti gli Ata (Dsga esclusi), tutti i docenti di ruolo collocati nelle fasce stipendiali più basse e tutti precari.
Una misura del genere risulterebbe ampiamente impopolare (tanto è vero che lo stesso vicepresidente Salvini si è già premurato di smentire le voci in tal senso) e quindi potrebbe essere in qualche modo mitigata o, forse, “comunicata” in modo da presentarla come la cancellazione di una iniqua misura ideata a suo tempo dal Governo Renzi (“basta con i bonus” è stato uno slogan particolarmente apprezzato in campagna elettorale).
Ma c’è di più: è da tempo che si parla della possibilità che vengano ampiamente riviste, e abolite, le regole in vigore in materia di deduzioni e detrazioni fiscali e anche questo, di fatto, potrebbe incidere sugli stipendi.
Oggi, per esempio, si possono dedurre le spese mediche, quelle per le pensioni complementari o integrative, le tasse scolastiche e anche le erogazioni liberali a favore di determinate associazioni e organizzazioni.
A conti fatti si tratta di agevolazioni fiscali che possono consentire risparmi non del tutto disprezzabili.
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