Mi chiamo Pasquale Nascenti, sono un insegnante di religione, precario da quasi vent’anni.
Ho avuto modo di apprendere che presto in Aula sarà discusso il Decreto-legge n. 20 dell’8 aprile 2020 recante “misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”. Sono stati presentati molti emendamenti al testo del Decreto-legge e alcuni di questi, proposti sia dalle forze di maggioranza che di opposizione, riguardano i docenti di religione.
A seguito della terribile emergenza sanitaria si è reso necessario e urgente anche ripensare alle procedure occorrenti a garantire l’avvio del nuovo anno scolastico nel migliore dei modi e, di conseguenza, a procedure di stabilizzazione del personale docente, anche del personale di religione, adeguate alla difficile situazione che il nostro paese sta attraversando.
Gli emendamenti riguardanti i docenti di religione cattolica convergono, grossomodo, sulla richiesta di una procedura concorsuale semplificata per soli titoli e servizio.
Tale procedura, mi permetto di rilevare, avverrebbe telematicamente, sarebbe praticamente a costo zero e assolutamente ottemperante alla normativa di sicurezza epidemiologica anti Covid-19 in quanto non comporterebbe espletamento di prove in presenza. Si tratterebbe di una procedura volta alla stabilizzazione di docenti con non meno di 24-36 mesi di servizio, già incaricati annuali su posti vacanti e disponibili; non si tratterebbe, quindi, di stabilizzare nuovo personale.
La successiva immissione in ruolo dei suddetti docenti non comporterebbe un aggravio di spesa per lo Stato, in considerazione del fatto che i docenti di religione con incarico a tempo determinato con un quadriennio di servizio beneficiano della ricostruzione di di carriera (N05) al pari dei docenti di ruolo.
I docenti di religione, più di ogni altra categoria di docenti, attendono da più di tre lustri, una giusta procedura di stabilizzazione che sani, con procedure riservate e semplificate, la sacca enorme di precariato creatasi a seguito della non previsione di bandi di concorso con cadenza triennale previsti dalla L.186/2003 “Norme sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado”.
Una procedura per soli titoli e servizio potrebbe includere i docenti di religione idonei all’ultimo e unico concorso svoltosi nel 2004 ma mai immessi in ruolo: la loro graduatoria è bloccata da allora.
Come si è potuto constatare, una delle più terribili conseguenze di questa emergenza è legata alla precarietà del lavoro. Auspicare un concorso come sopra descritto potrà contribuire a rasserenare gli animi per il futuro di molte famiglie.
Confidando nel fattivo impegno politico a favore del precariato di tutti i docenti, auguro a tutti buon lavoro.
Pasquale Nascenti
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