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Stop al registro elettronico, l’esperimento. Un papà si lamenta: “I ragazzi non possono perdere tempo a dirsi i compiti”

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Qualche mese fa, a febbraio, abbiamo trattato il caso di una scuola media di Firenze, il cui consiglio d’Istituto ha deciso di abolire il registro elettronico per annotare i compiti per casa. L’esperimento, che durerà fino a giugno, almeno a quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, sta sollevando alcune criticità.

L’obiettivo? Evitare che gli alunni siano obbligati a usare tecnologie digitali anche in ambito scolastico. I compiti sono ora inseriti in un registro cartaceo e gli studenti chiamati ad appuntarli nel proprio diario. Alcuni docenti però non sono d’accordo: “Inutile, i ragazzi il cellulare non l’hanno certo abbandonato”, ha detto una.

Un paio di docenti si sono esposti manifestando timidi apprezzamenti: “Secondo me lo stop al registro elettronico può essere un inizio”. “Primo, ha sbagliato organo: il provvedimento doveva passare dal Collegio dei docenti e non dal Consiglio d’istituto. Secondo, è una misura iniqua perché discriminatoria per i ragazzi con la legge 170, cioè con Dsa (disturbi specifici dell’apprendimento) come la dislessia o la discalculia”, ha protestato un docente.

Lo sfogo del dirigente

Ecco la replica del dirigente: “Non è che i Dsa siano malati o impossibilitati. A parte che c’è un abuso di questo tipo di certificazioni, ce ne sono anche 4 o 5 per classe. E poi spesso passa il concetto che chi è un Dsa possa fare meno, ma è un approccio che non mi convince. In fondo anche loro una soluzione alle cose dovranno trovarla nella vita, occorrerà pur che si organizzino. Un ragazzo discalculico forse farà più fatica a prendere appunti, ma in qualche modo saprà industriarsi, magari chiederà aiuto ai compagni. Nella vita non troverà tutto spianato, no?”.

Anche alcuni genitori si lamentano: “Mio figlio chiede le cose nella chat di WhatsApp e non glieli danno. Sti ragazzi non possono mica perder tempo a dirsi i compiti, ché hanno calcio, pallavolo e chi più ne ha più ne metta!”. A questo proposito il dirigente ha risposto: “Ci hanno accusato di far la guerra alla modernità, qualche docente e genitore mi chiedeva se volessimo tornare anche ai Vhs…E però un paio di mamme e papà mi hanno detto grazie, spiegandomi che ‘finalmente il figlio è tornato a fare da sé con i compiti’, senza più la sorveglianza necessaria del genitore. Ma la più grossa scoperta che abbiamo fatto con questa storia è un’altra. È che i genitori non si fidano dei figli, hanno bisogno di controllarli come il Grande Fratello. E che i nostri figli si riempiono di messaggi vocali ma non provano nemmeno più a parlarsi. Mi vien da dire che la tecnologia ci rende più autonomi, ma l’autonomia è diventata sinonimo di solitudine e individualismo, nemmeno sugli amici si deve poter contare”.

Studenti scettici

E gli studenti? Ecco cosa ne pensa un’alunna: “Non ci troviamo bene, no. Da quando non si usa più il registro elettronico per i compiti, è peggiorato l’andamento scolastico complessivo, c’è chi non riesce a scriverli. Si fa molta più fatica, gli assenti non stanno dietro alle cose da fare. E aiutarsi, per quanto bello da dire, non è sempre facile. Così va a finire che c’è qualcuno che i compiti non li segna, non li trova sul registro e si prende i richiami. O finisce che si prende un 4”.

A lei ha fatto eco un compagno: “I genitori non sanno che compiti abbiamo, e se non leggono nulla sul diario pensano che non abbiamo nulla. Il punto è che abbiamo anche poco tempo per fare i compiti il pomeriggio, averli segnati sul registro ci dava una certezza, il diario è più precario”.