C’è qualche novità dell’ultimo momento sulla scuola nel testo della bozza della Legge di Bilancio che il Parlamento si appresta a verificare: si va dalla possibilità di mantenere i dirigenti scolastici titolari e non reggenti anche nelle scuole con 500 alunni, al raddoppio (da 2,17 miliardi tra 2024 e 2029 a 4,35 miliardi tra 2024 e 2036) dei fondi per “interventi di manutenzione straordinaria, di messa in sicurezza, nuova costruzione, incremento dell’efficienza energetica e cablaggio interno delle scuole”, passando per il potenziamento dei livelli essenziali delle prestazioni per gli asili nido, sino all’attesa norma per evitare le cosiddette ‘classi pollaio’: la riduzione del numero di alunne per classe, in deroga ai limiti previsti dalla legge vigente, si realizzerà tuttavia solo nelle scuole più svantaggiate e ad alto tasso di dispersione scolastica. Una condizione che si realizza soprattutto nei territori del Sud.
Al fine di “rafforzare il diritto allo studio in classi numerose“, si legge nell’articolo 112 della bozza di legge, toccherà al ministero dell’Istruzione pubblicare un apposito decreto, assieme con il ministero dell’Economia e delle Finanze (da adottare entro il mese di febbraio precedente all’anno scolastico di riferimento e, in sede di prima attuazione, entro il mese di marzo”), così da individuare i criteri, nel limite delle risorse e della dotazione di personale disponibili a legislazione vigente.
Entro i prossimi tre-quattro anni, il termine dell’anno scolastico 2024/2025, il Ministero dell’istruzione effettuerà anche “una valutazione dell’impatto delle presenti disposizioni sugli apprendimenti e sulla dispersione scolastica”.
Quella della riduzione delle classi pollaio (almeno 10-15mila con 27 e più alunni sparse per l’Italia) è una volontà espressa più volte dal M5s. E di recente anche dal ministro Patrizio Bianchi.
Ma quali saranno le scuole che beneficeranno delle deroghe? Gli istituti saranno individuati sulla base degli “indicatori di status sociale, economico, culturale e di dispersione scolastica”, si legge nell’ultimo testo della Legge di Bilancio.
Appurate tali circostanze, quindi, gli Uffici scolastici potranno derogare ai numeri minimi per la costituzione delle classi, introdotti con il Dpr 81 del 20 marzo 2009, “figlio” della Legge 133 Gelmini-Tremonti dell’anno precedente. Una legge che finora nessun Governo aveva mai messo nel mirino.
Ad oggi, i parametri minimi per la formazione delle prime classi prevedono numeri decisamente elevati: 18 alunni all’infanzia, 15 alla primaria, 18 alle medie e 27 alle superiori. A meno che non vi siano disabili: nel caso siano gravi non si potrebbe andare oltre le 20 unità (indicazione che però nei fatti spesso viene superata).
Senza disabili si può arrivare a classi da 29 alunni nella scuola dell’infanzia, 27 alla primaria, 28 alle medie e 30 alle superiori. Numeri davvero alti, che anche in questo caso non di rado vengono oltrepassati.
Infine, un discorso a parte meritano le classi intermedie che, soprattutto alle superiori, i dirigenti concedono difficilmente classi attorno ai 15 alunni, così capita che la classe si sopprime.
La politica dell’amministrazione è sempre la stessa: non vi devono essere aggravi di spesa rispetto a quanto prefissato. Ora, con le deroghe che dovrebbero arrivare dalla prossima legge di fine 2021, in alcune scuole i “tetti” di composizione potrebbero essere superati.
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